English German Russian Spanish

Un decennio in serie A

Atalanta anni Gli anni '40: la lunga permanenza in serie A nonostante la guerra

La trionfale promozione mette le basi per una lunga stagione di soddisfazioni per la squadra di Bergamo. L'Atalanta ora è una bellissima realtà e può impoccare un filotto di ben sedici campionati consecutivi in serie A. Nel 1944, in pieno periodo bellico, i nerazzuri partecipano al Campionato Lomnbardo piazzandosi all'ottavo posto. La stagione 1945-1946 è protagonista nel Campionato Alta Italia guadagnandosi la nona piazza. Con la fine della guerra ritorna la serie A nella stagione 1947/48. L'Atalanta si fa valere e si avvicina al vertice del calcio italiano ottenendo il quinto posto. È il migliore piazzamento della sua storia nella massima serie. Davanti ha solo Torino, Milan, Juventus e Triestina. Conquista ben 44 punti e non subisce sconfitte interne. Presidente è il Senatore Turani, allenatore è Fiorentini. Sul finire degli anni '40 incomincia la discesa a Bergamo di una lunga serie di giocatori stranieri. Fra questi l'ungherese Kinbauer, il cecoslovacco Korostolev e una truppa di scandinavi: Bertil Nordhal (fratello dell'indimenticato Gunnar), Karl Aage Hansen, Leschly Soerensen e Svend Hansen.

Gli anni '50: l'era degli assi scandinavi e il ritorno in B

Nel 1951 entra nella rosa il biondo centravanti svedese Hasse Jeppson subito soprannominato l'"angelo biondo".

Diventa subito l'idolo del pubblico e l'oggetto di desiderio di tutte le grandi squadre. Achille Lauro, presidente del Napoli, riesce a strapparlo alla concorrenza spendendo 105 milioni, la cifra più alta mai sborsata sino ad allora, per un giocatore. L'Atalanta con i soldi guadagnati acquista il danese Rasmussen detto "Rassi". Un vero portento capace di seminare il panico nelle aree avversarie. In poco più di tre anni realizza 53 reti, ma presto subisce un gravissimo che interrompe la sua carriera. Qualche anno più tardi arriva a Bergamo un altro svedese: Bengt Gustavsson, un difensore centrale di grande classe che resterà a Bergamo per cinque stagioni consecutive. Ai nordici si aggiungono atleti sudamericani quali Sabbatella, Conti, Cancela e Garcia, che non hanno però uguale fortuna. I giocatori italiani usciti dal vivaio dell'Atalanta s'impongono all'attenzione dei tifosi: il centromediano Bernasconi, la coppia di terzini Corsini e Rota, l'ala sinistra Giuseppe Cadè. Non mancano giocatori d'esperienza come Carletto Annovazzi e di Bassetto, detto "Nane", un interno che nei piedi ha "dinamite". C'è poi Stefano Angeleri, un mediano che viene dalla Juventus con un carattere battagliero. Angeleri rimane in maglia neroazzurra per dieci stagioni giocando 319 partite e a carriera finita torna a lottare in qualità di allenatore in alcuni momenti difficili dell'Atalanta. La stagione 1957/58 segna il ritorno in serie B, dopo sedici campionati consecutivi in serie A. La decisione è presa dal giudice sportivo per un presunto illecito sportivo nello spareggio per non retrocedere. L'anno seguente la Figc riabilita la squadra bergamasca ma è sul campo che l'Atalanta si guadagna la promozione vincendo il campionato cadetto.

Gli anni '60: un decennio in serie A con Maschio e Da Costa, continua l'arrivo di grandi campioni

In questi anni lo stadio Comunale di Bergamo vede le perfomance di grandi campioni, anche di livello internazionale. Si ammirano le prodezze di Maschio, regista di grande classe, italo-argentino che vestirà la maglia della nazionale azzurra; dei due danesi Nielsen e Cristensen; di tre brasiliani Battaglia, Clerici e Da Costa. Fra gli italiani sono dotati di grandi doti tecniche Pizzaballa e Domenghini che faranno parte della Nazionale. Domenghini in particolare farà parte della mitica Inter di Herrera. Con questi grandi giocatori i risultati non tardarono ad arrivare. I nerazzurri concludono il campionato 1961/62 al sesto posto con una squadra molto competitiva. Durante la stessa estate partecipa alla Mitropa Cup raggiungendo la semifinale, dove viene formata dai fortissimi ungheresi del Vasas di Budapest che si aggiudicano il trofeo continentale. Nella stagione successiva Domenghini, proveniente del vivaio dell'Atalanta, guida la squadra al successo in Coppa Italia. Con tre centri i bergamaschi sconfiggono in finale, dopo un trionfale percorso, il blasonato e favorito Torino. La partita si gioca sul campo neutro di Milano e i nerazzurri vincono grazie a una prestazione di carattere. La squadra può così partecipare alla Coppa delle Alpi, dove si qualifica per la finale (sconfitta dalla Juventus) e nella Coppa delle Coppe, dove viene eliminata dallo Sporting di Lisbona dopo tre partite più i tempi supplementari. Il 1964 segna un anno di svolta per la storia dell'Atalanta. Daniele Turani, presidente per diciannove anni consecutivi, muore. Inizia un periodo di sofferenza per la squadra. Fino al 1968 l'Atalanta disputa campionati di serie A con piazzamenti oscillanti tra l'undicesimo e il quattordicesimo posto, talvolta caratterizzati da sofferte salvezze raggiunte solo nelle ultime giornate. Emerge in questi anni la figura del centravanti Beppe Savoldi, che scriverà importanti pagine di calcio a Bologna e Napoli. La permanenza in serie A dell'Atalanta è però agli sgoccioli. Alla fine del campionato 1968/69 malinconicamente l'Atalanta scende in serie B.

 

 

 


Atalanta-iconBologna-iconCarpi scudettoChievo-Verona-iconempoliFiorentina-iconFrosinone scudettoGenoa-iconInternazionale-iconJuventus-iconLazio-iconMilan-iconNapoli-iconpalermoRoma-iconSampdoria-iconsassuoloTorino-iconUdinese-iconverona