Gli anni '30 e '40
Gli anni '30
La crescita della squadra è graduale ma inarrestabile. Dopo il 5° posto del 1930, il Presidente Comi si permette una campagna acquisti in grande stile. Arrivano tra gli altri l'ottimo portiere Bedini dal Pisa e il centrocampista Ossoinak dalla Roma. A dirigere questo squadrone, il grande Egri Erbstein. I rossoblu dominano il campionato e nelle finali per la promozione superano la Salernitana: 1-1 in trasferta (Ossoinak) e 2-1 in casa (Di Clemente e Filippi). E' fatta: il Cagliari è promosso in Serie B.
La nuova categoria non sta larga alla compagine sarda, che ottiene due tranquille salvezze. Si mettono in luce gli attaccanti D'Alberto (ungherese, nonostante il nome), e Ostroman (ex Milan). L'addio inevitabile di Erbstein porta alla ribalta un altro tecnico magiaro, Andrea Kutic. Purtroppo sulla Società incombe una crisi economica che ne ridimensiona le ambizioni. Solo l'intervento del Podestà Enrico Endrich consente di chiudere la stagione.
L'anno dopo Kutic viene esonerato, e dopo l'intermezzo del duo Scotti-Boero, la squadra viene affidata ad Enrico Crotti. Rimpasti tecnici che non servono per dare linfa nuova. I rossoblu terminano al penultimo posto, con l'onta di un 0-10 a Catanzaro. Un provvidenziale ripescaggio da parte della Federazione evita la retrocessione, ma è solo un palliativo. Nel 1935 la discesa diventa realtà, nonostante le prodezze della coppia d'attacco D'Alberto-Subinaghi. E' necessaria una rifondazione, in campo e fuori. Il Club Sportivo Cagliari si scioglie: nasce l'Unione Sportiva Cagliari. Prende le redini della Società il rappresentante Mario Banditelli, che innanzitutto si preoccupa di pagare i debiti d'affitto del campo di via Pola. Quindi affida la squadra all'ex centrocampista Roberto Orani, che nel giro di un paio d'anni, affidandosi principalmente ai prodotti del vivaio, riporta la squadra in Serie C. Dopo un altro ripescaggio, il Cagliari si consolida ai vertici del campionato, mettendo in mostra giocatori validissimi che si meritano l'attenzione delle squadre continentali. Come il centrocampista Francesco Servetto, destinato al Genoa. Fa sfracelli la coppia d'attacco, composta dai sardi Pisano-Renza. Il Cagliari è 5° nel '39, 6° l'anno successivo.
Gli anni '40
La Seconda Guerra Mondiale naturalmente limita l'attività calcistica. Vengono sospesi i campionati di Serie C, e il Cagliari prende parte ai campionati di Prima Divisione Regionale. Sono partite poco significative dal punto di vista tecnico, ma importantissime sotto il profilo sociale: il calcio diventa latore di un breve sorriso, che serve a dimenticare per un attimo gli orrori del conflitto. E c'è la piccola soddisfazione di battere la Torres in casa sua...
Dopo un anno di sospensione in seguito ai bombardamenti, rinasce la passione sportiva, come segno che la vita va avanti. Il Cagliari viene ricostruito dal nulla, grazie all'opera infaticabile del Presidente Eugenio Camboni e del tesoriere Renzo Carro. Tra le tante difficoltà, basterà citare la bomba degli Alleati ha aperto una voragine gigantesca proprio al centro del campo di via Pola. I giocatori si rimboccano le maniche e piano piano rimettono a posto il terreno di gioco. Il campo di via Pola è di nuovo pronto ad ospitare un avvenimento sportivo.
Si mettono in luce, in quel primo dopoguerra, gli elementi del vivaio: Gorini, Grandesso, Farris e Ragazzo. Sono rimasti i senatori, come Schinardi, difensore energico, e l'eclettico Fercia.
Dopo la delusione del 1946-47, quando i rossoblu arrivano terzi alle spalle di Quartu e Carbosarda, il Cagliari partecipa al campionato di Serie B. Torna la leggenda Winkler in panchina, ma anche la sua esperienza non può porre rimedio ad una retrocessione scritta. Troppo deboli i rossoblu contro le squadre della penisola. La discesa prosegue in Serie C. Winkler preferisce lasciare. Il Cagliari, affidato ad Armando Latella, si salva nelle ultime battute.
La Società non naviga in buone acque. Incombe lo spettro del fallimento. A salvare la situazione, ecco il nuovo Presidente Domenico Loi, che porta nuova linfa ed entusiasmo. Prende le redini della squadra il direttore tecnico Manostary Kovacs, che affianca Latella in panchina. La coppia durerà poco: a metà campionato, insoddisfatto dei risultati, Loi li sostituisce rispettivamente con Tonino Fradelloni e Mariolino Congiu. Il 6° posto finale è deludente, rispetto ai programmi di partenza, ma è comunque incoraggiante per il futuro, in chiusura di un decennio difficilissimo e drammatico.