Un calcio alla violenza
Il calcio violento continua a fare notizia. In Italia come in Olanda. Proprio nei Paesi Bassi, la morte di un guardalinee, aggredito dopo lo svolgimento di una partita di calcio amichevole tra due squadre giovanili da un gruppo di giocatori adolescenti e massacrato di botte e calci, ha riportato alla ribalta un fenomeno che andrebbe sradicato a tutte le latitudini.
A rendere ancora più drammatica la vicenda olandese si aggiunge il fatto che in una delle due squadre giocasse il figlio della vittima, che ha assistito al pestaggio. L'uomo, Richard Nieuwenhuizen, di 41 anni, è stato dichiarato dalla polizia clinicamente morto e tre giovani giocatori di età compresa tra i 15 e i 16 anni, ritenuti responsabili dell'aggressione, sono stati arrestati.
I fatti si sono svolti domenica 2 dicembre. Al termine di un incontro “amichevole” tra una squadra giovanile di Amsterdam, la Nieuw Sloten, che si è recata in trasferta per contro i padroni di casa di Buitenboys. Durante l’incontro il guardalinee era già stato più volte insultato da giocatori e tifosi, alla fine è stato colpito ripetutamente da pugni e calci e poi di nuovo colpito al volto da tre giocatori della squadra di Amsterdam mentre era già a terra. Rialzatosi in piedi, dopo un po' è crollato senza sensi ed è stato ricoverato in ospedale, dove le sue condizioni sono apparse subito critiche e ne è stata dichiarata la morte cerebrale.
Il ministro per lo Sport, Edith Schippers, ha definito «assolutamente orribile» quanto accaduto. E ha assicurato che «la federazione olandese di calcio (Knvb) e la giustizia reagiranno in maniera molto dura contro questo genere di azioni. Ciò che è accaduto non ha nulla a che vedere con lo sport e non può in nessun caso essere tollerato», ha aggiunto la Schippers.
Condanna anche da parte della stessa Knvb. Un portavoce della federazione ha osservato come «le statistiche mostrano che la maggior parte degli incidenti nel calcio sono provocati in questa fascia d'età», aggiungendo però che «contro quegli individui che possono perdere il controllo in qualunque momento sul terreno di gioco perché qualcosa o qualcuno non piace loro, non c'è nulla da fare». La squadra del Nieuw Sloten nel frattempo ha escluso i tre ragazzi e si è ritirata dalla competizione.
Questo succede nella “pacifica” Olanda. E nel nostro Paese, le misure di prevenzione stanno limitando gli atti di teppismo e di vandalismo? Sembrerebbe proprio di no. Nonostante le leggi più severe, non si ferma l'ondata di violenza ai margini del mondo del calcio. Due ultras della Curva Nord del Brescia sono stati arrestati dalla Digos nell'ambito delle indagini relative al tentativo di aggressione ai tifosi veronesi avvenuto fuori dallo stadio di Brescia, prima del match con il Verona, a opera di un centinaio di ultras bresciani. Sono un 40enne, rintracciato in provincia di Forlì-Cesena e un 27enne, arrestato nel Bresciano.
Per non dimenticare il raid degli ultras in un pub di Roma contro i tifosi inglesi del Tottenham. Il bilancio è stato di dieci sostenitori della squadra inglese picchiati e locale completamente sfasciato. Quindici italiani identificati, sei persone in fase di "accertamento". Due tifosi della Roma sono stati arrestati con l'accusa di tentato omicidio. E su tutto, il sospetto della matrice antisemita: la curva del Tottenham, infatti, espone la stella di David in rappresentanza del quartiere londinese della comunità ebraica, dove è stato fondato il club. L'aggressione ha sconvolto un po' tutti, dalla Capitale al Regno Unito.
Il problema è che lo sport è visto ancora da troppi pseudo tifosi come una valvola di sfogo. Non si può continuare andare agli stadi con caschi, passamontagna calati. Bisognerebbe spezzare il legame tra violenti e società. Proprio queste ultime dovranno risarcire tutti i danni provocati dai loro tifosi allo stadio e nella zona circostante. Dovranno realizzare un valido sistema di sicurezza all'interno dello stadio, evitando di reclutare capi ultrà che passerebbero dal redditizio lavoro di tifoso a quello di sorvegliante. Dovranno impegnarsi perché dirigenti e tesserati non si lascino andare a gesti o dichiarazioni che possano provocare violenza. Stangata nelle tasche alla prima infrazione, squalifica alla seconda. Anche così si prevengono gli incidenti e si spingono le famiglie a vivere con serenità gli eventi sportivi. Senza barriere. Anche in questo modo il calcio violento smetterà di fare notizia.
MAURO CARENA