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Povero diavolo, che pena mi fai

galliani 400«Contro la chiusura dello stadio, faremo ricorso in tutte le sedi in cui sarà possibile. Faremo il massimo per evitare questa punizione». Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan, si esprime così sulla vicenda relativa alla chiusura dello stadio disposta dal giudice sportivo per il match Milan-Udinese.

Il provvedimento è legato ai cori di discriminazione territoriale intonati da alcuni sostenitori rossoneri durante la gara persa domenica a Torino contro la Juventus.

«Il problema va affrontato seriamente, il luogo deputato è il Consiglio Federale. Questi episodi fanno riflettere, bisogna trovare le adeguate contromisure. Gli incidenti in Italia sono diminuiti molto, i nuovi stadi garantiscono un contributo positivo in questo senso», aggiunge Galliani.

«Il presidente della Lega, Beretta, ha scritto una lettera al presidente federale Abete» per chiedere una revisione delle norme e «per modificare certe storture».

Queste dichiarazioni del dirigente rossonero ci lasciano perplessi. La violenza nel calcio non si combatte con queste dichiarazioni che sono chiaramente di parte. Quando vengono toccati gli interessi del Milan succede sempre il finimondo.

Avete così tanto sbandierato il problema del razzismo da riuscire a mandare Boateng all'Onu, perché alla vostra comunicazione faceva comodo portare avanti quell'istanza. Ora che avete spostato la linea di comunicazione, Galliani interviene in maniera scomposta. Le curve non andrebbero chiuse per una sola partita, ma per molte di più.

Quello che è peggio non sono le parole dell'Ad del Milan che fa gli interessi della sua società. Sconcertano le espressioni del presidente Beretta che dice chiaramente che bisogna cambiare le regole. Con questo modo di fare si è portato il calcio italiano allo sfascio. In questo Paese le regole non si rispettano, ma si cambiano a proprio piacimento.

A noi piace ricordare che in tutti i Paesi europei gli atti di razzismo vengono puniti sia dalle Federazioni nazionali e sia dalle società. Quindi queste norme andrebbero rispettate anche in Italia. Anzi noi dovremmo essere ancor più duri; se poi gli imbecilli delle curve non vanno allo stadio farebbero solo del bene al mondo del calcio.