Cuore amaranto
Il merito dell'arrivo del calcio a Livorno va scritto a Giovanni Domenico Carmichael, detto Menio, figlio del viceconsole britannico a Livorno, che aveva imparato il gioco e le regole, assistendo alle partite che i marittimi inglesi facevano sulle banchine del porto.
La prima vera partita fu giocata nel mese di settembre sui pratoni dell'attuale Piazza della Vittoria, di fianco alla chiesa del Soccorso e fu entusiasmante sia per gli improvvisati calciatori, sia per coloro, e non furono pochi, che presenziarono a quello storico incontro, ai bordi dell'improvvisato campo.
Sulle ali dell'entusiasmo nel mese di dicembre nacque la prima realtà calcistica labronica alla quale fu dato il nome un po' pomposo di Virtus Juventusque e primo presidente fu nominato Umberto Odett Santini.
Il poligono di tiro alla Bastia fu scelto come campo per gli allenamenti e per i colori sociali vennero scelte strisce biancoblu. Il calcio oramai dilagava a macchia d'olio e una squadra non bastava più ed allora ecco prendere vita, il 24 marzo, la Spes (società per l'esercizio sportivo) che pose le sede al banco dell'Ottina in via Grande.
L'idea fu di un giovane avvocato, Giorgio Campi, uomo di sport e grande fautore del calcio che per oltre un trentennio sarà un uomo simbolo per questo sport. Nel 1938 scriverà le parole dell'inno del Livorno con musica del maestro Montanari che sarà in Italia il primo inno in assoluto delle squadre calcistiche. La Spes comunicò di giocare al Campo del Fungo (l'attuale Gymnasium) con indosso maglie bianco-verdi con strisce verticali.
Nel 1914 arriva la "Toscana Football Club", la terza realtà labronica. 1915: nasce il Livorno
Nel 1914 nasce per merito del talent-scout Raffaello Mei la terza realtà livornese: la Toscana Football Club. La sede era nel retrobottega di un bar in via Fagioli. Colori sociali verdi con bordi bianchi. Purtroppo dopo soli 2 anni cessò l'attività per difficoltà economiche, ma ebbe il grande merito, in così breve tempo, di aver lanciato campioni come Magnozzi, Silvestri, i fratelli Jacoponi, Chiellini, Razzauti e Baratella che fecero le fortune dell'U. S. Livorno.
Nel 1915 i dirigenti delle squadre livornesi Spes e Virtus per prendersi il ruolo di leader della Toscana decisero poi per una fusione. Fu una decisione molto tribolata ed osteggiata, perchè le due tifoserie erano fieramente avversarie. Il 14 febbraio, al termine di una burrascosa riunione nacque l'U. S. Livorno, ma per paura di una furiosa reazione dei tifosi, la notizia fu comunicata, dopo smentite piu' o meno velate dopo tre giorni.
1920: Livorno vice-campione d'Italia
La guerra aveva praticamente interrotto subito l'attività della neonata squadra e permise così anche alla tifoseria di compattarsi intorno a questa nuova squadra che aveva adottato i colori sociali della città: l'amaranto con calzoncini bianchi. Dopo aver sconfitto l'odiata Pisa e il resto delle squadre toscane, gli amaranto arrivarono alla finalissima di Bologna contro l'Internazionale di Milano, dopo aver fatto fuori l'Audace ed il Napoli.
Il Livorno allo "Sterlino" di Bologna non ebbe fortuna perchè Magnozzi, che stava diventando l'astro nascente del calcio italiano, nei primi minuti fallì un rigore e poi gli amaranto rimasero in 10 per un infortunio di Innocenti I. . Della situazione ne approfittò l'Internazionale che chiuse il primo tempo in vantaggio per 3-0, ma nella ripresa gli amaranto si scatenarono e accorciarono le distanze con una magnifica doppietta di Magnozzi. Il Livorno pressò i milanesi nella propria area fino alla fine, ma il titolo andò ai meneghini.
Il Livorno scese in campo con Jacoponi I., Baratella, Innocenti II, Innocenti I, Nigiotti, Collaveri, Corte, Jacoponi II, Magnozzi, Bargagna, Longhi. All. Piselli. Nel 1921 il Livorno sfiora ancora lo scudetto, ma nella "famosa" semifinale dello Sterlino di Bologna davanti ad un numeroso pubblico per la maggior parte di fede livornese, il Pisa batte il Livorno. A nulla valsero gli attacchi furibondi dei labronici che andarono a cozzare contro l'arcigna e dura difesa del Pisa. Il portiere pisano Gianni, che diventò titolare della nazionale, non lesinò miracoli, ma a pochi minuti dal termine accadde il fattaccio.
I tifosi amaranto invasero il campo e successe il finimondo, ma i carabinieri, con molta fatica, riuscirono a riportare la calma e il Pisa andò in finale. La Federazione, dopo questo episodio, decise di dividere le due toscanacce che si rincontrarono solo nel 1935, in B. Il 1924 e' un anno d'oro per il calcio livornese che non solo brilla nel campionato italiano, ma addirittura, a distanza di pochi mesi mandò due giocatori in nazionale: Giovanni Vincenti e Mario Magnozzi. Vincenzi che il 20 gennaio allo stadio "Marassi" di Genova giocò contro la fortissima Austria.
Magnozzi che esordì alle Olimpiadi di Parigi con una bella vittoria contro la Spagna per 1-0 con il "motorino" fra i più bravi. Per Magnozzi l'appuntamento con la Nazionale fu molto frequente tanto da collezionare ben 29 presenze, con l'unico rammarico di non aver disputato i Mondiali in Uruguay, perchè la Federazione decise di non partecipare.
Nel 1928 Continua il momento magico con la maglia della Nazionale dei giocatori livornesi. Alfredo Pitto, il classico mediano amaranto, la indossa per la prima volta a Genova contro la Svizzera nella Coppa Internazionale e gli azzurri vincono per 3-2 con la rete della vittoria realizzata da Magnozzi.
1933: contro la Fiorentina viene inaugurato lo stadio
Il Livorno attirava sempre più tifosi e l'angusto campo di Villa Chayes ormai non bastava più per contenere le masse dei tifosi amaranto. Sugli sviluppi della nuova politica nazionale che doveva costruire nuovi stadi per i campionati mondiali del 1934 che erano stati assegnati all'Italia, anche Livorno ebbe il nuovo stadio moderno e capiente al quale fu dato il nome di Edda Ciano Mussolini.
Il progetto dell'architetto Raffaello Brizzi, Preside della Facoltà di architettura di Firenze, prevedeva la capienza di 20.000 spettatori, di cui 15.000 seduti. Le due gradinate rettilinee raggiungono la lunghezza di mt. 90, raccordate da due gradinate curve di mt. 210 ciascuna, che però furono realizzate dopo la prima inaugurazione dell'8 ottobre, che vide la squadra amaranto, che al termine del campionato si piazzò al settimo posto, battere la Fiorentina per 3-0 con reti di Turchi e Busoni.L'inaugurazione ufficiale con lo stadio completo, avvenne tuttavia il 24 marzo del 1934 con l'incontro Italia B e Austria B che si concluse 0-0.
1943: il Livorno sfiora lo scudetto
Chi l'avrebbe mai immaginato che nel campionato 1942/43 il Livorno sarebbe stato un grandissimo protagonista? Nessuno, anche perchè nel torneo precedente, gli amaranto si erano salvati miracolosamente e si erano presentati al via con molti giocatori provenienti dalle Serie inferiori.
Invece quei giocatori poco considerati entrarono nella leggenda del calcio labronico con grande sfiducia del settimanale "Il Calcio Illustrato" che in una ipotetica classifica, pubblicata prima del via aveva posto addirittura in ultima posizione la squadra di Ivo Fiorentini, un allenatore proveniente dall'Ambrosiana, che gettò tutto il suo entusiasmo nell'impresa e che contagiò l'intera squadra che mise in mostra un gioco veloce, rapido, potente e soprattutto senza fronzoli ed i risultati si videro.
Le sei vittorie iniziali consecutive non vennero certamente per caso, ma per convinzione di essere i più forti.
Fu una cavalcata entusiasmante con vittorie straordinarie e con qualche incidente di percorso, come le due sconfitte contro la Juventus e di Roma che permisero al Torino di sorpassare il Livorno. Anche l'arbitro Scrosoni di Bologna, colpevole di una direzione disastrosa, proprio contro i Granata, volle dare una mano alla squadra piemontese. Negò un rigore sacrosanto al Livorno ed annullò un goal validissimo a Piana e praticamente dette la spinta giusta al Torino per credere nella rimonta.