Il ritorno in B, Picchi in Nazionale
Il Livorno rimase in testa 26 giornate e perse la possibilità di uno spareggio a solo 4' minuti dal termine del campionato per un goal di Mazzola nella trasferta di Bari.Sarebbero tantissimi gli episodi da raccontare, ma su tutti vogliamo ricordare la trasferta di Bergamo che fu effettuata con un viaggio allucinante.
Partiti in treno per tempo, gli amaranto dovettero sorbirsi ben due bombardamenti, prima a Genova poi a Milano. Un viaggio con tanta paura durato praticamente 24 ore non scoraggiò nessuno e malgrado la squadra fosse arrivata nella città orobica due ore prima della partita, scese in campo come se nulla fosse accaduto e vinse 2-0 con reti di Raccis e Piana. Assirelli, Silingardi, Del Bianco, Lovagnini, Soldani, Tori, Capaccioli, Traversa, Zidarich, Piana, Stua, Raccis, Degano, Miniati, Spagnoli, Emiliani, Martinelli, Grassi e Angelini furono i protagonisti che portarono il glorioso vessillo amaranto ad un passo dallo scudetto, che vinsero moralmente.
1947: invasione di campo contro il Milan
A Livorno, quando non te l'aspetti succede il finimondo. D'altronde il carattere guascone, scanzonato, ciarliero dei labronici non vuole le cosiddette mosche sul naso e tanto meno le prese di giro, specialmente quando di mezzo c'è la squadra amaranto. Fu proprio una beffa, quella che subì il pubblico presente alla partita contro il Milan degli ex-amaranto Raccis e Degano, da parte del direttore di gara Bellè di Venezia.
Doveva essere una partita normale per festeggiare anche gli ex, invece si trasformò in una drammatica invasione di campo con una caccia all'uomo. Un'invasione da non paragonare a quelle che accadevano nell'angusta "Villa Chayes" per quello che successe. Il Livorno vinceva per 1-0 con una rete di "Bechero" Mannocci al 90' e a quel punto, quando tutti attendevano la fine dell'incontro, l'imperturbabile Bellè pensò bene, senza nessun motivo di continuare fino a che Degano non segnò il goal del pareggio.
Il triplice fischio di chiusura fu il segnale per invadere e centinaia di persone si riversarono sul terreno di gioco alla caccia dell'arbitro e dei giocatori rossoneri. L'arbitro fu svelto a guadagnare gli spogliatoi, non altrettanto alcuni giocatori del Milan che furono costretti ad assaggiare le carezze degli invasori. "Cannibali", "Avanzi di Tombolo", "Pirati dello sport" furono gli appellativi della stampa nazionale e la Federazione squalificò il campo dell'Ardenza per tutto il girone di andata; squalifica poi ridotta a solo tre giornate per l'intervento diplomatico del Comm. Alessandro Della Pace.
1949: il Livorno lascia la serie A. Conti arrestato
Il campionato 1948/49 si ricorda per quello dell'addio definitivo della Serie A. Non ci sarà più l'altalena fra le due massime categorie. Dopo 7 campionati consecutivi in A, purtroppo le cose peggiorarono e fu un campionato sfortunato e tribolato. Tuttavia il Livorno ebbe la possibilità di una salvezza in extremis grazie al calendario finale abbastanza favorevole.
Purtroppo accaddero degli spiacevoli episodi mai chiariti del tutto, che non suonarono ad onore della vecchia Unione. La prima tappa, dove passava la salvezza del Livorno, era la trasferta di Trieste. Successe che alcuni giocatori alabardati furono convinti a fare qualche regalo, ma stranamente, e questo era inconcepibile, anche alcuni giocatori amaranto fecero altrettanto a favore della Triestina.
Ne venne fuori una partita anomala con tanti goal strani ed il successo alla fine andò alla Triestina che vincendo per 5-4 che dette una mazzata tremenda alla possibilità di salvezza. L'ultima chance il Livorno se la giocò nell'ultima partita casalinga contro l'Atalanta dell'ex Fiorentini. Qualcuno si illuse che l'ex allenatore amaranto avrebbe favorito gli amaranto ed invece gli orobici che dovevano salvarsi fecero un partitone ed ebbero la meglio su un rassegnato Livorno.
La nota lieta venne da Paggini, che lasciò la presidenza con un milione di attivo. Nel campionato di B il Livorno in buona posizione andò a Modena e l'amaranto Conti venne arrestato sul campo da un solerte Commissario e portato in Questura, dove rischiò una denuncia per istigazione alla violenza. Conti, espulso dall'arbitro per proteste, invece di rientrare negli spogliatoi, andò sotto la curva dei sostenitori amaranto e li invitò a fare l'invasione.
1955: il Livorno ritorna fra i cadetti
Al terzo campionato di Serie C il Livorno imparò la lezione e grazie alla guida tecnica di Mario Magnozzi, gli amaranto uscirono dall'inferno e rientrarono fra i cadetti. Il ritorno di "motorino" dette la spinta giusta alla società capitanata da Arno Ardisson che si affidò all'esperienza dell'ex azzurro che pretese giocatori motivati che andarono ad affiancarsi alla numerosa colonia labronica formata da Romano Taccola, Mauro Lessi, Costanzo Balleri, Mido Bimbi, Armando Picchi contribuì in maniera determinante alla magnifica cavalcata che riportò il Livorno in B con quattro giornate d'anticipo.
Particolarmente forte in attacco, il Livorno si vantava di varare l'attacco dei 5 "B" che incuteva timore e che era formato da Bodini, Bimbi, Bronzoni, Bernardis, Balleri. Purtroppo la gioia della promozione durò una sola stagione ed il Livorno ritornò subito nell'inferno della C.
1959: la grande rissa nel derby Pisa-Livorno
Come accadrà in seguito, anche nel 1959 sembrava che la serie C per il Livorno fosse fosse maledetta. Ogni avversario centuplicava le forze ed usciva sempre qualcuno che la faceva in barba alla squadra amaranto. Quel campionato 1958/59 sembrava dovesse essere una passeggiata per il Livorno. Invece andò male, anzi malissimo. Il Livorno nel girone di ritorno fu superato da Siena e Mantova, ma era sempre in gioco.
Bastava vincere il derby di Pisa per sperare ancora. Quello che successe in uno dei derby più infuocati e combattuti e che fece scalpore in quasi tutta Italia, non è menzionato nelle statistiche ufficiali. Si giocò il 30 marzo 1959, lunedì di Pasqua. Su piano tecnico il Livorno era più forte, ma i derby sono imprevedibili e fuori da ogni logica. Si giocò in una giornata tipicamente invernale con una pioggia continua.
L'arbitro Liverani, non esitò a cominciare, ma pioveva sempre di più. Nella ripresa, con un campo che somigliava sempre di più ad una piscina, l'amaranto Mungai, che era un giocatore che amava l'asciutto, tirò fuori due prodezze che portarono in vantaggio il Livorno. Sembrava fatta, ma il diavolo, pardon i raccattapalle, ci misero lo zampino.
Più che uno zampino, furono i piedi dei ragazzini a chiudere i canali di scolo delle acque ed alla fine Liverani, a 18' minuti dalla fine, si convinse che era meglio chiudere.Gioia nella squadra pisana che incominciò a deridere gli avversari. A quel punto si scatenò la rissa che si ingigantì fra quasi tutti i giocatori e sugli spalti, sotto un diluvio d'acqua. La rissa finì in tribunale, ma il giudice fu benevolo e concesse a tutti il perdono. Nel recupero il Livorno non andò oltre un pareggio ed il Mantova vinse il campionato.
1964: il grande ritorno in B. Picchi in nazionale
Finalmente dopo sette campionati tribolati, questa volta il Livorno fece "bingo". L'artefice dell'impresa fu Guido Mazzetti, che già nel campionato precedente l'aveva sfiorata. Fu nel girone di ritorno, dove il Livorno aveva sempre penato, che gli amaranto fecero il vuoto con sette vittorie consecutive. Quell'anno fu favoloso, perchè anche Armando Picchi arrivò alla Nazionale. Picchi aveva lasciato il Livorno nel 1959, dopo aver disputato 105 partite con la maglia amaranto, per la Spal per poi finire all'Inter con la quale vinse tutto e terminare la carriera a Varese.
Nel Livorno tornò come allenatore per poi approdare alla Juventus. Picchi esordì anche lui a Genova il 4 novembre contro la Finlandia in un incontro valido per le qualificazioni della Coppa Rimet. L'Italia vinse per 6-1. Armandino giocò in totale solo 12 volte con la maglia azzurra, per le avversità che gli fece Rivera che era contrario all'utilizzo del libero. Interruppe le presenze in Nazionale per un grave infortunio che subì contro la Bulgaria a Sofia.