Il Livorno superstar di Melani
1967: invasione con il Monza
Ci risiamo. Quando il sogno della Serie A sembrava avverarsi, tornò puntuale il fattaccio che mandò tutto a gambe all'aria. Il campionato 1967/68 era cominciato come meglio non si poteva e malgrado i due soldi spesi, il Livorno si dimostrò una squadra tosta, difficile da battere.
Prese subito la testa della classifica, malgrado un inizio difficile. Si arrivò così a quel 19 novembre con il Livorno primo in classifica, malgrado avesse disputato una partita in meno.
L'avversario è l'ostico Monza che in squadra ha la giovane stella Sala.
La superiorità degli amaranto è netta e tutto fa presagire un'altra strepitosa vittoria, quando arriva il solito fattaccio che rovina la festa. A due minuti dal termine, con il Livorno in vantaggio per 2-1, Corrado Nastasio venne atterrato dal portiere monzese Ciceri, ma l'arbitro, che era l'internazionale Sbardella di Roma, fece segno di continuare e nel contropiede Garzelli fece un fallo di mano involontario al limite dell'area amaranto, e questo fu subito rilevato dal direttore di gara. Punizione con barriera che finì nel nulla, ma Sbardella decise di ripeterla.
I brianzoli iniziarono una manfrina con Sala e Strada che innervosì la barriera labronica, la quale cominciò a muoversi. Ad un tratto partì il tiro che bucando la barriera si insaccò. 2-2 e partita finita, ma l'orgoglio dei livornesi si sentì ferito da un'altra ingiustizia e reagì con una invasione.
Un tifoso colpì con un destro tremendo l'arbitro Sbardella, che riuscì a guadagnare gli spogliatoi solo grazie all'intervento dei dirigenti labronici e della Polizia. Sembrava tutto finito, quando a far confusione ci si mise anche il radiocronista della RAI, Pancani, che apostrofò i livornesi con espressioni poco gradite. Risultato: l'ira dei tifosi si scatenò contro i mezzi della RAI e contro le vetrate dello stadio.
Sbardella rimase sotto assedio per alcune ore e il campo del Livorno fu squalificato per 6 giornate, poi ridotte a 5 anche per il gran baccano che fecero la "Domenica Sportiva", condotta da Enzo Tortora e "Sprint" di Nanni Loy.
Livorno ancora in C. Il primo fallimento.
Nasce il club Magnozzi
Il campionato 1971/72 riportò il Livorno in C, malgrado ci fossero state le possibilità di un eventuale ripescaggio per un presunto illecito della Reggina, ma il Presidente aveva tuonato: "Un anno di C ci farà bene". Da allora il Livorno non vedrà più la B. Il compito di risollevare le sorti amaranto questa volta toccò ad Andrea Bassi, un fiorentino simpatico, specialista del lancio dei giovani. Purtroppo, malgrado la buona volontà di Bassi, la società è sempre più latitante.
Invece la squadra si dimostra all'altezza. Basterebbe una punta per avere la meglio sulla Spal, ma invece dell'attaccante, in pieno campionato arriva il 6 marzo il fallimento per una richiesta da parte della Banca Popolare di Campania e Lucania per una cambiale di 16 milioni.
Mai si era arrivati ad assistere al fallimento di una società e questo disonore era toccato al Livorno.Il 19 febbraio, nel frattempo, era nato il Club M. Magnozzi che ebbe subito l'ingrato compito di trovare le persone per continuare l'attività. Sarà Martelli a prelevare la società, ma anche lui il 12 gennaio 1982 seguirà la stessa sorte.
Terza delusione il primo agosto del 1991 con il naufragio di Carlo Mantovani ed infine l'ultimo tonfo l'8 giugno 1992 con Carlo Caresana.
Dietro il Magnozzi nacquero tanti altri club che si costituirono in Centro di Coordinamento con lo scopo di sostenere il Livorno (quanto lavoro con quattro fallimenti!) e di organizzare la tifoseria amaranto con la collaborazione degli Ultras per dare sempre qualcosa di nuovo al tifo amaranto.
1979: il Livorno vince a Pisa. Quel 22 aprile immortalato negli striscioni
Chissà quante volte in trasferta i tifosi locali vi avranno chiesto di quello striscione amaranto esposto dagli Ultras con la scritta 22 aprile 1979. Una data che per la tifoseria è divenuta fatto di costume e che ha fatto di un giocatore un simbolo da imitare. Veniamo al fatto.
Il Livorno nel campionato 1978/79 va così e così e deve ingoiare fiele perchè il Pisa è in lotta per la promozione. Sconfitti all'andata da un gran goal di Barbana, il Livorno si presentò all'Arena Garibaldi con la voglia della rivincita per effettuare un clamoroso sgambetto agli eterni rivali. La partita si giocò il 22 aprile e la curva sud, stracolma di tifosi amaranto, non lesinò incitamenti. C'era fiducia, perchè mai il Livorno aveva perso due derby in un campionato e poi la voglia di rivincita era troppo forte.
Il Livorno partì bene e malgrado un infortunio a Tormen, tenne a lungo il pallino del gioco in mano, anche se Tacconi intervenne da campione in un paio di occasioni. A metà del secondo tempo la curva sud (quella dei livornesi) esplose.Mondello, che giocò una partita magistrale, rubò palla a Cannata, lanciò Vitulano che dal limite dell'area sparò in porta un tiro preciso che superò Ciappi.
Fu il goal della liberazione, atteso fin dalla partita dell'andata e che dette una prestigiosa vittoria alla squadra amaranto. Un goal che sarà ricordato nei tempi grazie a quello striscione che lo stesso Vitulano oggi guarda con orgoglio, nascondendo magari una lacrima, pensando alla gioia che provò, quando si presentò festante sotto la grande marea di folla che si era avvicinata alla rete di recinzione.
1984: con mister Melani Livorno superstar
E' sicuramente un anno da ricordare, anzi da incorniciare e che creò grande entusiasmo. Nel campionato precedente il Livorno a causa della malefica classifica avulsa, aveva conosciuto la vergogna di sprofondare in C2 e in tutti c'era una grande voglia di riscatto. Per questo fu assunto Renzo Melani, l'allenatore più esperto e vincente di tutta la C2.
Nacque così il Livorno dei record. Fu una magnifica cavalcata ed i risultati furono esaltanti al di sopra di ogni più rosea previsione. Furono frantumati tutti i record. Il Livorno non perse nemmeno una partita e la sua difesa subì solo 7 reti, un record ancora oggi imbattuto. Ma il record che fece più sensazione fu quello degli spettatori presenti alle partite degli amaranto. Furono ben 9.565 gli sportivi paganti presenti ad ogni incontro.
Una cifra da capogiro per una squadra che in fin dei conti giocava in quarta serie e con avversari non certamente tradizionali. Per festeggiare quell'impresa i Club Amaranto organizzarono una festa gigantesca in Fortezza Nuova, alla quale parteciparono migliaia di presone ed ovviamente gli eroi dell'impresa che furono Grudina, Casarotto, Tognarelli, De Rossi, Finetto, Berlini, Villanova, De Poli, Araldi, Ilari, Palazzi, Beni, Pontis, Bertini, Salvi, Meloni, Cozzi, Maccanti e Paoli.
Il Livorno conquista la coppa Italia
In C1 e sono ancora tante sofferenze. Reduci da una salvezza per merito, anzi per demerito della Cavese che sostituì il già retrocesso Livorno per un illecito, il Livorno con uno staff dirigenziale approssimato ebbe un lampo di celebrità nella Coppa Italia di Serie C, dove la squadra di Romano Mattè fu un compressore.
Superati con facilità i turni preliminari, il Livorno poi fece fuori una dietro l'altra Spezia, R.M. Firenze, Reggiana e Padova ed arrivò a disputare la finalissima con la "bestia nera" Campania. A Pozzuoli, nella partita di andata, gli amaranto contennero la sconfitta per 0-1 e nel ritorno all'A. Picchi, davanti a 15.000 persone entusiaste che fecero un tifo indiavolato, Casilli, Susi e D'Agostino realizzarono tre goal bellissimi che premiarono la superiorità del Livorno.
Quando Capitan Manetti alzò la Coppa al cielo le gradinate dello Stadio tremarono. Era una piccola rivincita per un pubblico che malgrado tutto non aveva mai cessato di amare la propria squadra.
1991: il Livorno escluso dai campionati professionisti
Tanto tuonò che piovve. Anzi fu un tornado che spazzò via in maniera implacabile in un sol colpo tutta la storia gloriosa dell'Unione. Che le cose stavano precipitando si era già intuito, quando Livorno fu messo in liquidazione e fu sostituito dalla Pro Livorno che aveva come Presidente Paolo Salemmo che tuttavia fece poco o niente per risollevare la squadra. Retrocesso in C2, con molte possibilità di andare fra i dilettanti, il Livorno trovò un'ancora di salvataggio in Carlo Mantovani, un imprenditore milanese che richiamò Melani.
I risultati, nonostante le assicurazioni del nuovo Presidente, furono mediocri e quando la squadra era già in ritiro con il Mister Papadopulo, arrivò come un fulmine la notizia della cancellazione della squadra da tutti i campionati.
Era il primo agosto e la tifoseria che era rimasta annichilita si aggrappò a Carlo Caresana, un imprenditore di Genova che riportò il Livorno nel CND. Anche quest'avventura durò solo un anno, perchè dietro l'angolo c'era un nuovo fallimento. Ovviamente, come al solito, nessun imprenditore locale raccolse il testimone ed allora ecco spuntare all'orizzonte un nuovo "straniero" Claudio Achilli.