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Il miglior risultato del Dopoguerra

Gianluca SignoriniGli anni Ottanta: la Serie A in sofferenza e un altro periodo buio

Il campionato di Serie B 1980-81 si presentò in veste fortemente anomala in quanto, in seguito a indagini sul calcioscommesse, il Milan e la Lazio avevano subito la retrocessione d'ufficio. Sulla panchina del Genoa era intanto tornato Luigi Simoni, fresco di una promozione con il Brescia ottenuta l'anno precedente. Il Grifone iniziò il campionato con grandi difficoltà e raccogliendo pochi punti ma riuscì presto a recuperare il distacco, mantenendosi sulla scia del terzo posto e terminando il girone d'andata a soli due punti da Cesena e Sampdoria.

La svolta definitiva della stagione giunse dopo la terza giornata di ritorno, quando i rossoblu pareggiarono zero a zero col Milan al Ferraris. Nelle restanti 16 giornate il Grifone di Silvano Martina, Claudio Onofri, Claudio Sala e dei giovanissimi Sebastiano Nela, Russo e Boito uscì sconfitto una sola volta, riuscendo a ottenere punti preziosi nel derby e in una decisiva partita all'Olimpico contro la Lazio.

Dopo le vittorie nello scontro diretto contro il Cesena e poi nella penultima giornata a Bergamo, il Genoa riuscì a sorpassare la Lazio, che aveva terminato la propria gara casalinga pareggiando con il Vicenza dopo aver sprecato due rigori. Le sirene al porto festeggiarono l'evento e l'insperata promozione fu definitivamente raggiunta allo Stadio Luigi Ferraris la domenica seguente, quando il Grifone concluse la partita con un due a zero sul Rimini.
La campagna acquisti per la nuova stagione deluse fortemente i tifosi genoani. Infatti il talentuoso Sebastiano Nela andò a fare compagnia a Roberto Pruzzo e Bruno Conti a Roma mentre al Genoa venne ceduto in cambio Vincenzo Romano. Come unico straniero tesserabile venne acquistato René Vandereycken, capitano della nazionale del Belgio e giocatore d'indubbio valore ma spesso perseguitato dagli infortuni.

Il Grifone riuscì comunque a disputare un buon girone d'andata, simboleggiato dall'ottimo pareggio a Milano con l'Inter e dal due a uno rifilato al Ferraris alla Juventus. Da ricordare in negativo lo scontro, nel mezzo della partita di Firenze, tra Martina e il nazionale Antognoni, con quest'ultimo che rischiò la vita in seguito a un forte trauma. Proprio il portiere rossoblu e Massimo Briaschi risultarono poi decisivi per la salvezza della squadra di Luigi Simoni che, dopo un girone di ritorno ricco di sconfitte, sembrava ormai destinata alla retrocessione.

A cinque giornate dal termine il Genoa, meglio posizionato in classifica, dovette affrontare di fila le sue tre dirette concorrenti, perdendo le prime due partite con il Milan e il Cagliari entrambe con un risultato di due ad uno, ma vincendo con il Bologna, condannandolo di fatto alla retrocessione. La domenica seguente i Grifoni sconfissero con un due a zero grazie alle reti di Russo e Briaschi) il Catanzaro, portando la classifica a un turno dal termine con questi punteggi: Cagliari e Genoa a 24, Bologna a 23, Milan a 22 e Como ormai già retrocesso.

I rossoneri incontrarono il Cesena mentre i rossoblu il Napoli sul quale prevalsero i Grifoni. Il Genoa ottenne nel 1983 un'altra salvezza meno sofferta. I ragazzi di Simoni giocarono un buon calcio e nel girone di ritorno, dopo un quattro ad uno al Catanzaro, si ritrovarono a tre punti dalla quarta posizione. Sopraggiunse però un calo fisico che costrinse i rossoblu a centrare il traguardo della salvezza matematica "solo" alla penultima giornata, festeggiando in simultanea con lo scudetto della Roma.

L'anno seguente il Grifone conobbe nuovamente l'onta della retrocessione, in seguito anche a una sconfitta in uno scontro diretto con la Lazio, finita poi a pari punti al terz'ultimo posto, nel quale il Genoa contestò un decisivo rigore concesso agli avversari. Così i rossoblu, nonostante risultati finali positivi che non riuscirono a compensare i punti persi in precedenza, retrocessero.

Iniziò così un nuovo periodo buio per la squadra, un quinquennio tra i cadetti. Cinque anni in B che portarono a una rivoluzione societaria con l'abbandono dell'ormai contestato Fossati e l'arrivo di Spinelli, un continuo cambio di allenatori, dirigenti e giocatori, e una promozione sfiorata e persa all'ultima giornata nel 1987. Il Genoa, allenato da mister Perotti, perse a Lecce, in campo neutro, contro il Taranto. Un anno dopo venne rischiata la retrocessione in serie C, evitata grazie alla vittoria in trasferta per tre a uno davanti a settemila tifosi rossoblu.

Anni Novanta: dall'Europa allo spareggio di Firenze 1990/91

Il nuovo mister, Bagnoli, sostituì il professor Scoglio. Bagnoli era un allenatore che vantava una recente promozione in serie A nel Cesena ma soprattutto un ottimo ciclo a Verona con una scalata in A seguita da campionati importanti, finali di Coppa Italia, presenze in Europa e uno storico scudetto, ciclo che chiuse con la retrocessione in serie B.

L'arrivo di Bagnoli non fu però acclamato dalla tifoseria genoana, nonostante un mercato che vide la partenza di Fontolan e l'arrivo del vicebomber dei mondiali, Tomas Skuhravy, che comporrà, dopo un avvio zoppicante, una storica coppia con Aguilera. Il Genoa salì, dopo una stagione trionfale, alla vetta più alta del Dopoguerra, il 4º posto, ottenendo la qualificazione alla Coppa UEFA.

Quella formazione che col tempo divenne mitica dovette però passare attraverso una contestazione a inizio campionato, il Genoa non riusciva ad ingranare e in Coppa Italia fu eliminato dalla Roma per un rigore sbagliato da Mario Bortolazzi, che venne preso di mira dai tifosi rossoblu. A fine partita Osvaldo Bagnoli, per primo nella storia del Genoa, tirò le orecchie alla Gradinata Nord, accusandola di immaturità. Quell'episodio poteva far pensare a una disfatta dell'ambiente e dello spogliatoio, ma c'era il derby alle porte e nessuno voleva sfigurare contro i temibili "cugini": La sfida venne vinta a pochi minuti dalla fine con una magistrale punizione del futuro campione del mondo Claudio Branco. Da quell'inocntro il Grifone iniziò a disputare un campionato di buon livello, permettendo al Genoa, attraverso il 4º posto in classifica, di approdare alla Coppa UEFA 1991-1992.

Il Genoa visse così l'anno seguente un campionato di buon livello che chiuderà, dopo una flessione, con il raggiungimento della salvezza. In Coppa Italia il Grifone giunse ai quarti di finale mentre in Coppa UEFA, rischiata l'eliminazione al primo turno con l'Oviedo, i rossoblu eliminarono prima la Dinamo Bucarest, poi la Steaua Bucarest.
Arrivato ai quarti di finale il Grifone si trovò di fronte il Liverpool. Nella partita di andata il Genoa dominò gli avversari ed andò in vantaggio con Valeriano Fiorin su passaggio di tacco di Pato Aguilera, e raddoppiò con Claudio Branco su punizione, decretando il due a zero conclusivo.

Nella partita di ritorno in Inghilterra i Reds per 90 minuti misero sotto assedio il Genoa di Bagnoli, ma grazie ad un'azione di contropiede nata da Gennaro Ruotolo, Aguilera riuscì a segnare la rete del vantaggio rossoblu. Gli inglesi arrivarono al pareggio immediatamente con Rush. Al 72º minuto di gioco, Aguilera la mette in rete , che aveva seguito l'azione e che poté appoggiarla in rete. Il Genoa diventò così la prima squadra italiana a vincere all'Anfield Road in una gara ufficiale.

Questo trionfo chiuderà di fatto un altro miniciclo rossoblu poiché la squadra, alla vigilia della semifinale Uefa con l'Ajax, ruppe con la società per una questione relativa ai premi, mentre il mister si accordò con l'Inter per la stagione successiva e Aguilera venne ceduto dal Presidente Spinelli al Torino.

 

 

 


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