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Nel nome del padre

massimo morattiHa fatto di tutto. Cambiato allenatori, giocatori, strategie. Ha affidato la sua squadra e la società in mano a diversi dirigenti, uomini di grande esperienza che potessero dare risultati.

Ha  aspettato, atteso con pazienza,con ansia forse, che la sua Inter diventasse grande per onorare con un bis quella di suo padre, e dopo anni di investimenti, di speranze, di dolore legato a delusioni, ma ancor più alla perdita di persone care e vicine, ce l’ha fatta. Una passo alla volta Massimo Moratti ha portato l’Inter ad essere la più temibile, la più forte, la più devastante squadra del nostro campionato.

Mai una parola di troppo, mai una volgarità, tanto da renderlo più umano averlo visto fare il gesto dell’ombrello durante una gara. Difficile la sua strada, sempre in salita, fino alla svolta, quella dello scudetto “di cartone” come qualche personaggio invidioso ha voluto definire quello vinto dopo la severa lezione inflitta alla Juventus. …e il cartone è diventato oro. Lontani i tempi delle sue dichiarazioni aggrappate fortemente al bisogno di confermarsi, alla necessità di  dimostrare che di cartone l’Inter non ha proprio niente. Era il 31 agosto 2006 quando Moratti parlava così:

«Sono presidente da anni. La mancanza di uno scudetto vinto sul campo mi pesa in maniera terribile. Ma quanti scudetti avremmo vinto se i campionati fossero stati regolari. Questa volta abbiamo meno avversari, vincere sembra obbligatorio e facile. La responsabilità di vincere ce la siamo sempre sentita ma stavolta siamo in una situazione difficilissima».

E le cose sono andate come era giusto che andassero. Niente Juve, Milan penalizzato e scudetto vinto sul campo. Non basta. Nuova stagione, quella in corso, tutto torna alla normalità e i nerazzurri continuano a volare. Acquisti azzeccati, tecnico stabile, dirigenza impeccabile, soldi spesi oculatamente ma con grande intelligenza e i risultati si vedono. E Massimo Moratti sorride dalla tribuna, sereno e soprattutto, immaginiamo noi, fiero di poter dare ai suoi tifosi quello per cui hanno tanto aspettato e sofferto.

Michele Serra tempo a scrisse: «Presidente Moratti, si incaponisca quel tanto per sembrare il presidente del Milan, si attiri un po’ di meritata antipatia»; lui rispose: «Non posso mica smentire di essere buono». E questo lo sanno tutti: conoscono il modo generoso di gestire la vita, eredità del padre. Conoscono l’affetto quasi paterno e la comprensione riservata a tanti giocatori a cui ha regalato più di una chance. Conoscono la pazienza e i modi cauti e pacati anche nel momento più burrascoso di calciopoli. Mai ha affondato la lama nei colpevoli, mai cattivo né caustico.

E mai ha parlato dall’alto della sua posizione. Quando l’Inter perse lo scudetto l’ultima giornata di campionato contro la Lazio, il famoso 5 maggio, dichiarò: “Rimasi impietrito.Mi venne voglia di chiudermi in una macchina e farmi 6 mila chilometri da solo senza mai fermarmi».E con questo ha fuso il suo amore nerazzurro con quello dei tifosi, anche quelli più accesi. 

Questo è Massimo Moratti. Un signore che vive l’Inter come una squadra e non soltanto come un’azienda. Un Signore che sa accettare critiche e fare autoironia, un Signore che non ha mai mollato, neanche a qualche accenno di contestazione nei periodi più bui. E’ un Presidente, di quelli che ce ne sono troppo pochi….

 

 

 


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