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Con Maradona il periodo d'oro

goalL'inizio degli anni Ottanta fu segnato dalla riapertura delle frontiere ai giocatori stranieri. Il Napoli, tradizionalmente, aveva avuto nelle sue file ottimi giocatori non italiani (Sallustro, Jeppson, Sívori, Altafini, Hamrin, Cané, Clerici); per mantenere viva la tradizione fu ingaggiato dal Vancouver il libero Ruud Krol, già campione d'Europa con l'Ajax e pilastro difensivo della grande Olanda dei primi anni Settanta.

Nella stagione 1980-1981, in un'annata resa drammatica dal sisma che il 23 novembre 1980 scosse la città, la squadra, guidata da Rino Marchesi, sfiorò il titolo conquistando il terzo posto finale. Dopo un inizio poco promettente, a causa anche del rendimento pessimo della difesa che incassò nelle prime giornate parecchi gol, l'allenatore Marchesi prese le contromisure adeguate, spostando Marangon in mediana e aggiungendo in difesa Marino, permettendo così a Krol di esprimere tutta la sua classe.

Il punto di svolta della stagione fu la partita contro la Roma al San Paolo il 19 ottobre che il Napoli vinse addirittura 4-0. Imbattuto dalla 11ª alla 25ª giornata, dopo la vittoria sul Torino al Comunale, a cinque giornate dal termine, il Napoli si portò in testa alla classifica insieme alla Juventus e con la prospettiva di usufruire di un calendario favorevole. Inaspettatamente, però, nel turno successivo il Perugia - ultimo in classifica - passò al San Paolo per 1-0 con autogol di Ferrario nei primi minuti.

Per tutto il resto della gara gli azzurri si gettarono generosamente all'attacco, ma pali, traverse e la notevole prestazione del portiere umbro Malizia sbarrarono al Napoli ogni possibilità di giungere quantomeno al pareggio. Nonostante tutto, la squadra affrontò l'incontro decisivo con la Juventus con due punti di svantaggio e con la teorica possibilità di sfruttare il turno casalingo per riagguantare la vetta a una giornata dal termine. Ancora una volta un'autorete (Guidetti) condannò gli azzurri alla sconfitta e al definitivo addio alle velleità tricolori.
Nella stagione successiva il tentativo di puntare allo scudetto rinforzando ulteriormente la squadra fu compromesso dai contrasti tra Ferlaino e il direttore generale ed ex calciatore Juliano: l'acquisto da parte di Ferlaino del 76% delle azioni della società suscitò, infatti, il risentimento di Juliano, che tergiversò dapprima sul rinnovo dei contratti di Marchesi e Corso e poi, di fronte alla reazione del Presidente, presentò le dimissioni, che vennero accettate da Ferlaino.

Le lotte in seno alla società compromisero dunque il campionato del Napoli, insieme al potenziamento non adeguato della squadra (i nuovi arrivati, come Palanca e Criscimanni, non si dimostrarono all'altezza), al rendimento non sempre esaltante di Krol, e ai pettegolezzi che circolavano sulla squadra, ma, nonostante tutto, il Napoli concluse il campionato al quarto posto. Lo Scudetto restò lontano da Napoli nonostante Krol e Claudio Pellegrini, capocannoniere del Napoli in entrambe le stagioni con il medesimo numero di gol (11).
Nonostante l'arrivo di altri stranieri di valore quali Ramón Díaz prima e José Dirceu poi, nei due campionati successivi la retrocessione in serie B fu evitata in extremis.

Nella stagione successiva arrivò dalla Fiorentina Daniel Bertoni, argentino e campione del mondo che prese uno dei due posti riservati agli stranieri e lasciati liberi da Krol e Dirceu, ceduti rispettivamente a Cannes ed Ascoli. Intanto stava maturando il vero colpo di mercato che venne in seguito definito l'affare del secolo. Il presidente Ferlaino, deciso a portare la società verso grandi traguardi, il 30 giugno 1984 definì l'acquisto del campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.

Il fuoriclasse di Lanús, tuttora considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, venne presentato il 5 luglio successivo in uno stadio San Paolo gremito in ogni ordine di posti. La prima stagione del Napoli di Maradona, tuttavia, fu interlocutoria: mal supportato da una squadra di modesto livello, Maradona dimostrò le sue doti di campione ma il suo contributo non poté essere utile per raggiungere traguardi importanti. Dopo un girone di andata mediocre, il Napoli riuscì a raggiungere una tranquilla posizione di centro classifica solo nelle ultime giornate di campionato.

La squadra venne gradualmente ricostruita: furono ingaggiati Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica. In panchina Rino Marchesi lasciò il testimone ad Ottavio Bianchi, che da giocatore militò per cinque stagioni in maglia azzurra. I cambiamenti coinvolsero anche la dirigenza, con l'addio di Antonio Juliano e l'ingresso in società di Italo Allodi, già dirigente di Inter, Juventus e Fiorentina. Dal vivaio emergevano giovani talenti, uno su tutti Ciro Ferrara, che debuttò in prima squadra proprio nel 1985-1986. La stagione finì col Napoli al terzo posto, alle spalle di Juventus e Roma.

La stagione del primo scudetto fu quella del 1986-1987. Vennero ingaggiati il terzino Giuseppe Volpecina, il regista Francesco Romano e l'attaccante Andrea Carnevale, mentre Maradona era appena tornato dal trionfale mondiale messicano. Così come aveva fatto per l'Argentina, Maradona condusse il Napoli alla vittoria del campionato. Il campionato prese il via il 14 settembre, con il Napoli che si impose a Brescia (0-1) con rete di Maradona. Inizialmente i partenopei si limitarono ad inseguire la Juventus, che tentò la fuga. Il 9 novembre, nello scontro diretto giocato a Torino con le due squadre appaiate in testa, gli azzurri s'imposero per 3-1 con reti di Ferrario, Giordano e Volpecina.

Il Napoli balzò così in testa alla classifica e mantenne il primo posto fino alla fine del girone d'andata, resistendo anche al blitz dell'Inter, che agganciò i partenopei alla quattordicesima (con il Napoli che subì la prima sconfitta stagionale per mano della Fiorentina), per poi sciupare tutto perdendo a Verona l'11 gennaio.

Il Napoli iniziò con passo spedito il girone di ritorno, vincendo quattro gare di fila e staccando il folto gruppo delle inseguitrici, che comprendeva ora anche Roma e Milan. All'inizio di aprile i partenopei ebbero un leggero calo - pareggio ad Empoli e sconfitta a Verona - che permise all'Inter di avvicinarsi: i punti di distanza tra napoletani e milanesi rimasero due fino alle ultime giornate. Il 3 maggio, alla terzultima di campionato, i nerazzurri meneghini caddero ad Ascoli mentre gli azzurri impattavano 1-1 a Como. A questo punto era sufficiente un pareggio per conquistare lo scudetto: il 10 maggio 1987, alla penultima giornata, il Napoli conquistò matematicamente il suo primo titolo nazionale grazie all'1-1 al San Paolo contro la Fiorentina (reti di Carnevale e Roberto Baggio), che permise agli azzurri di mantenere il vantaggio di quattro punti su Inter e Juventus a una giornata dal termine, un distacco che non poteva più essere colmato.

I tifosi festeggiarono lo storico trionfo riversandosi nelle strade della città. Uno striscione esposto in Curva B recitava: La storia ha voluto una data, 10 maggio 1987. La squadra vinse anche la sua terza Coppa Italia 1986-1987, conquistata vincendo tutte le gare, comprese le due finali disputate contro l'Atalanta. L'accoppiata scudetto/coppa era un'impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino ed alla Juventus.
La rosa Campione d'Italia comprendeva: Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica, Carnevale, De Napoli, Giordano, Maradona, Romano; Volpecina, Caffarelli, Sola, Muro, Bigliardi, Di Fusco, Puzone, Sola, Miano, Filardi, Celestini, Carannante; Allenatore: Ottavio Bianchi.

 

 

 


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