La storia della "Maggica"
La fondazione
Agli inizi del XX secolo nella città di Roma la pratica del foot-ball viene svolta da un gran numero di piccoli club costituiti da semplici squadre di quartiere o da rappresentative calcistiche di classi sociali ben definite. Negli anni Venti continuano ad esistere otto rappresentative cittadine nella prima divisione regionale: S.S. Alba, C.R. Juventus Audax, S.G.S. Fortitudo, S.S. Lazio, S.S. Pro Roma, U.S. Romana, Roman F.C. e C.S. Audace. La squadra capitolina viene costituita a Roma, in via Forlì 16, il 7 giugno 1927 grazie alla fusione di tre tra queste società calcistiche: l'Alba Audace, presieduta dall'onorevole Ulisse Igliori, il Roman e la Fortitudo Pro Roma.
Il percorso che porta alla fusione viene intrapreso dal segretario della federazione romana del Partito Nazionale Fascista: Italo Foschi, all'epoca anche membro del CONI e dirigente della Fortitudo Pro Roma e dall'onorevole Ulisse Igliori, membro del direttorio nazionale del PNF; Foschi, seguendo le direttive della Carta di Viareggio riesce nell'intento di creare un'unica società potenzialmente più competitiva. La data di nascita della A.S. Roma è stata lungamente discussa: ufficialmente viene infatti indicato il 22 luglio 1927, data del primo ordine del giorno; in realtà sembra che l'accordo per la fusione sia stato raggiunto il 7 giugno dello stesso anno, come annunciato il giorno successivo da alcuni quotidiani romani.
Gli anni ruggenti
Nei primi anni Trenta la Roma occupa stabilmente le parti alte della classifica, esordendo in Coppa dell'Europa Centrale già nel 1931. Protagonisti del periodo furono alcuni giocatori di spessore presenti nella rosa, quali il capitano Attilio Ferraris IV, il portiere Guido Masetti, il mediano Fulvio Bernardini ed il centravanti Rodolfo Volk. Nel 1934 il presidente Renato Sacerdoti rinnova la squadra: cede sia Volk che il capitano Ferraris IV (quest'ultimo alla Lazio tra i malumori della tifoseria) e acquista tre giocatori argentini, tra i quali Enrico Guaita.
I tre sono protagonisti di una rocambolesca fuga nell'estate del 1935, pare a seguito di minacce circa un arruolamento nella guerra in Abissinia. Della situazione, probabilmente anche a causa delle sue origini ebraiche, ne fa le spese anche il presidente Sacerdoti che si trova costretto a lasciare la presidenza; nonostante queste vicissitudini la squadra nella stagione 1935-36 si classifica seconda.
Dal primo scudetto alla lotta per la salvezza
Nella stagione 1941-42 la Roma conquista il suo primo scudetto, vincendo nell'ultima giornata per 2-0 contro il Modena. Il titolo è frutto, tra gli altri, dell'allenatore Alfred Schaffer e del giovane centravanti Amedeo Amadei, autore di 18 reti. Negli anni successivi, la squadra viene sostanzialmente confermata, nonostante l'elevata età media della ristretta rosa giallorossa. Anche a causa di questo motivo, terminato il conflitto mondiale e ripresi i campionati, la Roma disputa alcune stagioni particolarmente negative.
Gli anni Quaranta si concludono con la Roma salva rispettivamente in due stagioni, entrambe al centro di polemiche per presunti favoritismi arbitrali nei confronti degli stessi giallorossi: nella stagione 1947-48, in Roma-Salernitana, con l'arbitro Vittorio Pera che non vede un evidente fallo sul portiere Vittorio Masci e, di conseguenza, non annulla il gol decisivo di Pesaola che condanna i campani alla B; nella penultima partita della stagione 1949-50, in Roma-Novara, incontro terminato 2-1 che permette ai giallorossi di salvarsi.
La discesa in Serie B
Nella stagione 1950-51 la squadra perde 11 partite per 1-0 e cambia numerosi allenatori, retrocedendo il 17 giugno del 1951, esattamente nove anni dopo la conquista, anch'essa all'ultima giornata, del primo scudetto. La caduta nella serie cadetta spinge il vecchio presidente Renato Sacerdoti a riprendere la guida della società riuscendo a farla risalire subito nella massima serie nonostante nella stagione 1951-52 vi fosse un unico posto utile per la promozione. Negli anni successivi la squadra viene potenziata con acquisti di rilievo come quelli di Alcides Ghiggia e Dino Da Costa, quest'ultimo vince la classifica marcatori del 1957-58 con 22 reti e segna in quasi tutti i derby da lui disputati.
In quegli anni un altro protagonista della squadra è Giacomo Losi che per 40 anni rimane il giocatore con più presenze in assoluto con la maglia della Roma venendo appellato dai tifosi Core de Roma. In campionato la Roma alterna buone stagioni, come il terzo posto nel 1954-55, ad altre negative come nel 1956-57 quando sfiora nuovamente la retrocessione, mentre nelle restanti annate mantiene quasi costantemente il sesto posto in classifica.
La risalita e i successi internazionali
Nel 1960-61 la Roma conquista la Coppa delle Fiere vincendo la doppia finale contro il Birmingham City: dopo aver pareggiato 2-2 in trasferta, i giallorossi si impongono all'Olimpico per 2-0. A questo successo seguono due vittorie in Coppe Italia. La prima viene ottenuta battendo in finale il Torino nel 1963-64, nonostante un campionato deludente concluso con un dodicesimo posto in classifica. La seconda affermazione giunge cinque anni dopo, al termine di un girone finale che vede la Roma sfidare il Foggia nell'ultima partita decisiva, benché ai fini della vittoria risultò determinante il successo in trasferta sul campo del Cagliari.
A dispetto di tali successi la Roma durante il decennio l'attraversa una grave crisi finanziaria tale da non permettere, nel 1964, il pagamento degli stipendi ai giocatori. Nel 1967 il presidente Franco Evangelisti, dopo alcune importanti cessioni completa il piano di risanamento delle casse societarie, trasformando la Roma in una società per azioni. La squadra dispone comunque di buoni giocatori, tra i quali l'attaccante argentino Manfredini, tra i più prolifici cannonieri della storia giallorossa, la mezzala Lojacono e l'oriundo Angelillo. Altri protagonisti dell'epoca sono lo svedese Selmosson e l'uruguagio Schiaffino, Capello, De Sisti e l'allenatore Herrera. La Roma di questi anni non riuscì mai a superare il quinto posto in classifica in campionato, per questo la stampa accusa i giocatori di condurre stile di vita poco professionale. La Roma comunque raggiunge la semifinale di Coppa delle Coppe 1969-70, perdendo però il sorteggio con la monetina avvenuto al termine della partita di spareggio conclusasi in parità.
Gli anni della "Rometta"
Gli anni Settanta sono uno dei decenni meno gloriosi per la storia romanista: a Giacomo Losi non viene rinnovato il contratto e nell'ultimo anno della presidenza di Marchini vengono ceduti alla Juventus i tre gioielli della rosa: Spinosi, Capello e Landini. La Roma, ribattezzata "Rometta", oscilla costantemente in posizioni di media classifica ad esclusione del 1974-75, quando si classifica al terzo posto e del 1978-79 quando ottiene la salvezza solo alla penultima giornata.
Nella stagione successiva la Roma viene rilevata da Dino Viola, che la trasforma completamente, affidando la guida tecnica a Nils Liedholm. Dino Viola ottiene immediatamente buoni risultati vincendo due Coppe Italia consecutive superando in entrambe le finali il Torino ai rigori. Le partite sono caratterizzate dalle parate dei portieri e dagli errori dei giocatori, in particolare la sequenza nella finale del 1979-80 si chiude con sette errori e cinque realizzazioni.