Steward vera sicurezza?
Da marzo 2008 gli Steward allo stadio sono i protagonisti certificati della sicurezza nei nostri stadi, equiparati a «incaricati di pubblico servizio». In Italia gli impianti dove la loro presenza è obbligatoria riguarda i complessi sportivi, con una capienza superiore a 7.500 posti, nei quali si svolgono partite ufficiali delle squadre di calcio professionistiche.
Si tratta del Decreto Amato sulla violenza negli stadi, sviluppato in seguito alle tensioni e ai fatti seguenti l'omicidio dell'ispettore Filippo Raciti. L'idea è quella di portare nelle strutture più sicurezza e organizzazione, e l'Osservatorio per le manifestazioni sportive promuove lo steward affinché prevenga i fatti violenti all'interno degli stadi.
Quali sono i suoi compiti? Lo steward dovrà far rispettare l'assegnazione dei posti a sedere all'interno dell'impianto, controllare i tifosi dell'area di competenza per sventare agitazioni tra il pubblico. I nuovi addetti non potranno portare armi, né usare violenza; saranno sempre le forze dell'ordine a intervenire in caso di necessità, sia all'interno che all'esterno delle strutture sportive.
L'Osservatorio ha stabilito che per ogni giornata di campionato il responsabile nazionale della sicurezza deve realizzare una sorta di mattinale, cioè un verbale con fotografia di quanto accaduto in ogni stadio. Nel caso risultino violenze o minacce ai danni degli steward, l'Osservatorio interverrà con la massima durezza nei confronti delle tifoserie responsabili.
Lo steward non va confuso con vigilantes, carabinieri e polizia: è semplicemente una figura di accoglienza negli stadi, incaricata di prefiltraggio, filtraggio e vigilanza all'interno dell'impianto. Infatti, la parola stessa ricorda gli operatori addetti all'assistenza dei passeggeri a bordo di aerei, navi, treni e pullman. Sembra quasi una novità, ma questi addetti sono presenti già da tempo nel calcio, e in tutta Europa, anche se è una figura disciplinata in maniera diversa a seconda delle legislazioni nazionali.
Lo steward, in Italia, percepisce un compenso che varia dai 30 ai 130 euro, a seconda della società, e può aver diritto anche al pranzo al sacco; la durata del servizio è di circa 6 ore. Questi sono i requisiti e la formazione che lo steward deve avere per essere riconosciuto a tutti gli effetti: non deve essere mai stato sottoposto a Daspo, non essersi mai reso protagonista di episodi violenti, avere un'età compresa dai 18 ai 55 anni, non fare uso di alcool e di sostanze stupefacenti, deve frequentare un corso presso strutture riconosciute dal Vicinale (sono 80 le scuole riconosciute) di almeno 42 ore per la formazione del livello di base, fino alla possibilità del corso di 86 ore (oltre alle 42 di base) per raggiungere il grado superiore di delegato alla sicurezza.
Deve godere di buona salute, fisica e mentale, non deve essere daltonico, deve avere una prestanza fisica adeguata, concentrazione, autocontrollo, capacità di relazione con il pubblico. Gli steward sono impiegati negli stadi con capienza maggiore i 7.500 posti; nel riquadro descriviamo la situazione degli impianti in Italia. In media, si calcola che ogni addetto dovrà vigilare su 250 persone. E qui un po' di perplessità si pongono. Come fa un singolo a dominare situazioni di violenza, panico o disordine di centinaia di persone? Come può ripristinare l'ordine pubblico, in attesa dell'intervento delle forze competenti?
Quali sono i suoi strumenti, se si trova ad operare da solo: educazione e cortesia? Se in un gruppo di 250 persone ci sono anche solo 3-4 tifosi violenti, sarà capace lo steward solitario a far fronte alla situazione? E se la tensione sale, e i 3-4 diventano una decina o più ancora, cosa ne resta del poveretto? Il decreto Amato vuole riportare armonia e sicurezza nelle strutture sportive che accolgono migliaia di persone, ma pensare di risolvere il problema introducendo uno steward per centinaia di persone... fa un po' sorridere.