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Mano dura su violenza e scommesse

sistemi-scommesse400Dopo il fischio d'inizio della Serie A un'altra partita si sta giocando proprio in questi giorni in Parlamento. Quella del contrasto all'illegalità e alla violenza nelle manifestazioni sportive.

Se n'è occupato il governo con un decreto emanato il 22 agosto e ora è passato all'esame delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera. 

All'esame un vero e proprio giro di vite sulla frode sportiva oltre all'inasprimento del Daspo, il divieto amministrativo di accedere agli stati o ai palazzetti che il questore può disporre a carico dei tifosi violenti, introdotto la prima volta nel 2007 in seguito agli scontri di Catania che costarono la vita all'Ispettore di Polizia, Filippo Raciti.

Mano decisamente pesante con chi imbroglia per truccare partite e competizioni sportive. D'ora in avanti, tanto il promotore della frode (che «offre o promette denaro o altra utilità o vantaggio») quanto l'atleta (che ne accetta l'offerta o la promessa per alterare il risultato della gara) rischiano una condanna da due a sei anni di reclusione e la multa da 1.000 a 4.000 euro.

Tutta un'altra musica rispetto alle sanzioni previste dalla normativa previgente: reclusione da un mese ad un anno e multa da 258 a 1.032 euro. Pene ancora più pesanti se il risultato della competizione truccata influenza lo svolgimento di concorsi pronostici e delle scommesse. In questi casi la reclusione è «aumentata fino alla metà» e la multa sale da 10.000 a 100.000 euro.

Per il Daspo sii allarga l'ambito di applicazione: potrà essere disposto anche nei confronti degli ultras condannati e denunciati per violazione del «divieto di introduzione ed esposizione negli impianti sportivi di striscioni e cartelli (e per effetto del decreto anche di «altre scritte o immagini») incitanti alla violenza», per delitti contro l'ordine pubblico, rapina, estorsione e sugli stupefacenti.

Tutti reati che l'esperienza degli ultimi anni ha dimostrato essere frequentemente associati a comportamenti violenti in occasione delle competizioni sportive sia all'interno che all'esterno degli stadi.

Più in generale, vengono ridefiniti i «contorni» dei comportamenti sanzionabili con il Daspo, che sarà irrogabile anche nei confronti dei responsabili, anche all'estero singolarmente o in gruppo, di episodi di violenza, minaccia o intimidazione, mettendo a rischio la sicurezza pubblica o l'ordine pubblico.

Aumentano anche i divieti a carico delle società sportive che, di fatto, non potranno più avere rapporti di alcun tipo con i tifosi destinatari di Daspo. Niente più biglietti o abbonamenti gratuiti o a prezzi agevolati o contributi per le spese di viaggio per seguire la squadra in trasferta né, tantomeno, contratti di merchandising per la vendita di sciarpe, magliette o altri gadget con il marchio della società.

Rivisti anche i termini di durata. Rispetto alla normativa precedente (da uno a cinque anni), il decreto fissa in tre anni la durata minima del Daspo se emesso a carico degli ultras che hanno assunto «la direzione di condotte di gruppo rilevanti». Si sale da un minimo di cinque a un massimo di otto anni per i recidivi, per i tifosi cioè che hanno già rimediato in passato un altro Daspo.

In tema di sicurezza vengono ampliati i poteri del ministro dell'Interno che potrà disporre per decreto «il divieto di apertura del settore ospiti», negli stadi in cui si svolgono partite di calcio a rischio turbativa dell'ordine pubblico, per una durata non superiore a due anni. Con lo stesso decreto viene disposto anche «il divieto di vendita di titoli di accesso» negli stessi stadi nei confronti dei residenti della provincia delle squadre ospiti interessate.

Salvo modifiche (il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione non è stato ancora fissato), il decreto, che è già in vigore, dovrà essere convertito in legge, a pena di decadenza, entro il 21 ottobre. Una volta licenziato da Montecitorio sarà necessario anche il via libera del Senato. Il tempo stringe e i violenti non aspettano.