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Fotografia del tifo secondo Demos

curva tifosi400La quota delle persone che si sentono tifosi, nell'ultimo anno, è perfino cresciuta, seppure non di molto. Dal 36% al 40%. Anche se questo significa circa 12 punti in meno rispetto al 2010.

Peraltro, fra i tifosi è aumentata soprattutto la componente "tiepida", a scapito di quella più "militante". Che oggi coinvolge, comunque, quasi 4 tifosi su 10. Allo stadio, d'altronde, ci va una minoranza.

E' quanto emerge dall'Atlante del tifo, curato da Demos-coop, che quest'anno propone orientamenti coerenti rispetto agli ultimi anni.

Fra i tifosi è aumentata soprattutto la componente "tiepida", a scapito di quella più "militante". Che oggi coinvolge, comunque, quasi 4 tifosi su 10.

Allo stadio, d'altronde, ci va una minoranza. In calo, rispetto agli ultimi anni. Così la "passione" si coltiva a distanza. Di fronte alla TV, ascoltando la radio (i giovanissimi, soprattutto). Sfruttando le infinite possibilità di connessione offerte da pc, tablet e smartphone.

Tuttavia, il tifo resta un sentimento diffuso. E, se ne osserviamo le distinzioni e gli orientamenti, incredibilmente stabile. La graduatoria del tifo, negli ultimi anni, presenta poche e limitate oscillazioni.

La Juve resta la più amata dagli italiani, con il 31% di sostenitori. Seguita dalle due milanesi, Inter e Milan, entrambe con circa il 18% dei tifosi. Quindi il Napoli e la Roma. E a seguire le altre. Queste 5 squadre, insieme, riassumono circa l'80% dei tifosi.

Il razzismo negli stadi è considerato, dal "popolo del calcio", un problema serio. Anzi, grave. Così, è sicuramente difficile che i tifosi possano esprimere fiducia verso chi, riferendosi ai giovani calciatori di colore che giungono in Italia, parla di tanti "optì pobà che fino a ieri mangiavano banane".

Sorprende, ma non troppo, l'elevato grado di fiducia nei confronti degli arbitri. Riflette la domanda di legalità e, parallelamente, la sfiducia nei confronti delle istituzioni. Gli arbitri, insomma, appaiono un po' come i magistrati, dopo la stagione di Tangentopoli (in questo caso, Calciopoli).

Grande credito ha Antonio Conte, ieri allenatore della Juve, ma oggi alla guida della Nazionale. Conte non è solo un vincente. È una figura determinata, dura. Un leader carismatico e decisionista. La grande fiducia dei tifosi nei suoi confronti non risponde solo all'esigenza di riscatto del nostro calcio.

Il grande sostegno di cui egli dispone, in modo trasversale, in tutte le tifoserie, è, in fondo, l'ultimo, e più evidente richiamo alla politica dei nostri tempi. Perché evoca l'importanza del leader.