Contro la violenza
Andrea Gallotta: milanese, milanista. Imprenditore che gestisce, tra le sue attività, tre punti vendita Vodafone, due punti in corso Vercelli a Milano e un altro in via Italia 79 a Bareggio. Immerso nella sua professione, trova il tempo per poche altre cose: lo squash, i viaggi e il Milan. Vediamo in che modo...
Andrea, come sei diventato un milanista?
Da piccolo, grazie a mio padre. L'ho trasmesso a mia volta a mio nipote, benché il suo papà sia interista! L'ho portato con me allo stadio, a vedere il Milan, quando aveva circa 5 anni, e l'impatto l'ha segnato. Il tifo è così avvolgente!
Hai mai giocato a calcio?
Sì, in difesa. Ero un terzino sinistro, di livello amatoriale. Ho un bel ricordo di quegli anni, perché è uno spaccato di vita sociale. Il calcio è uno sport che unisce molto.
Che tifoso sei?
Assolutamente pacifico e piuttosto imparziale. Vado poco allo stadio, per un problema di tempo, ma lo seguo spesso in tv.
Hai amici interisti?
Sì, il mio migliore amico, nonché socio. Abbiamo condiviso tanti derby insieme. Entrambe non siamo degli accaniti né troppo di parte. D'altronde, se si gioca bene...
Cosa pensi del tifo sugli spalti? Mancano colori e coreografie?
Sì, mancano certamente. Ma sul tifo c'è da fare una rivoluzione: non si deve arrivare al livello degli episodi di violenza. Il tifo non deve avere il potere di gestire delle situazioni nel modo in cui si è visto più volte, per quanto si può voler bene alla propria squadra. Sono assolutamente contro la violenza.
Qual è il valore dello sport?
È quello di riuscire a unire tante persone, facendole gioire, o soffrire, insieme per il risultato della squadra.
Cosa pensi della società Milan?
È senza dubbio una delle più grandi società nel mondo. Come si sa, dietro al calcio girano molti interessi; noi abbiamo un grande Presidente ma da quando, oltre alla società, si occupa di politica, ha un po' perso, passando il testimone a Galliani. Riconosco che anche lui è molto dentro allo sport, anche emotivamente, ma non ha lo stesso carisma di Berlusconi.
E degli investimenti della società?
Da fuori è troppo facile sentenziare, perchè effettivamente ci sono questioni di budget e bilanci da rispettare. Diciamo che oggi si avverte in maniera più forte il "non-investimento".
Cosa c'è da apprezzare maggiormente nel Milan?
La società ritiene i suoi giocatori facenti parte come di una famiglia: ognuno è stato cresciuto, portato avanti e alcuni sono anche diventati parte dello staff societario. A volte, a discapito dei nuovi investimenti societari.
Cosa ti auguri di vedere nel futuro del calcio?
Un cambio a livello di stadio: non vorrei più vedere certi avvenimenti che si trasformano in cronaca nera. Il calcio dovrebbe essere sempre e solo un bel gioco-spettacolo.