Rispetto, colore e allegria
Giancarlo Capelli è un tifoso speciale. Meglio conosciuto come "il barone", ci racconta di sé, del suo Milan e del significato dell'essere tifoso.
"Giancarlo uguale Milan". Come e quando?
Da quando ero ragazzino. Si andava allo stadio con pochi mezzi, e per il derby si partiva la mattina alle 9.00 andando allo stadio a piedi. Dopo, si festeggiava in corteo e si formavano così i gruppi. Mi ha trasmesso la passione mio padre. E ora, che ho 4 figli, faccio lo stesso.
Com'è strutturata la tifoseria?
Ci sono molti gruppi in cui ci si identifica, nati anche dal giro di pochi amici di quartiere. Si portavano i gonfaloni su due aste col nome del quartiere. Benché i gruppi siano numerosi, noi siamo la "Curva Sud". In curva si trova di tutto, ma ci sono delle regole da rispettare, come nella vita di tutti i giorni.
E vengono sempre rispettate?
Possono accadere dei litigi, perché in curva magari uno vuole prevalere sull'altro per avere più spazio, ad esempio. Ma non è una questione di potere, perché poi ci si aiuta sempre. Comunque, è chiaro che non tutti, alla fine, nel contesto vogliono e sanno ragionare e discutere intelligentemente. Tra noi non vogliamo litigare: io sono per l'unione dei gruppi.
Come vedi gli stadi senza più colore e coreografie?
Lo stadio deve essere un luogo di divertimento, allegria, folklore... non è più permesso portare liberamente colore e bandiere. San Siro sembra quasi un carcere! Senza tener conto che in alcuni stadi entrano ancora bandiere e cose simili.
È permesso portare gli striscioni allo stadio, anche se con un meccanismo un po' più lungo e complesso.
Deve esserci però del buonsenso: gli striscioni violenti allo stadio, certo, non devono esserci. Ma perché si deve avere un permesso per farne entrare uno, quando poi può esserci gente che da dietro allo striscione, magari lasciato in un posto dove non disturba, lancia un oggetto, e la responsabilità può essere del proprietario della scritta?
Sì, se capita diventa per qualcuno un problema di dover rispondere di azioni che non commette...
San Siro è lo stadio più monitorato d'Europa, con 130 telecamere. Con tutto questo controllo, dovrebbe essere sempre possibile risalire ai colpevoli.
Cosa scatena, secondo te, la violenza negli stadi?
Ormai questo avviene spesso fuori dagli stadi. Gli scontri nascono a seguito di anni di rivalità difficili da arginare, date da "ruggini" decennali, che vengono trasmesse alle giovani generazioni.
Com'è la situazione a Milano?
La rivalità tra tifoserie è sempre esistita, ma a Milano è diverso. Con l'Inter, dal 1983, c'è il patto di non belligeranza: ci conosciamo tutti. Scontrarsi lealmente comunque può fare bene, così sono nati anche dei rapporti di amicizia.
Allora coi cugini interisti è pace?
Basti pensare che finito il derby ci si trova tutti al bar a bere e scherzare insieme. Gli anziani della tifoseria sono il legante: la partita di calcio deve essere un momento bello. La rivalità interna alla stessa città non va affatto bene, perché poi finisce anche nelle strade e nelle scuole.
Che ruolo ha la stampa in tutto questo?
I giornalisti possono influenzare molto gli atti di violenza. Certe testate iniziano 15 giorni prima delle partite a parlare di tensioni, mettendo in luce solo gli aspetti negativi, anche dei giocatori. I giornalisti hanno delle enormi responsabilità, e spesso accade che siano di parte, a volte senza neanche conoscere determinate cose.
Cosa pensi della politica in campo?
Personalmente, sono assolutamente contrario all'insediamento della politica. Negli stadi non dovrebbe mai entrare.
Tra i tifosi esistono organizzazioni legate alla malavita?
No, lo escludo. Magari fa più notizia sapere di una persona che va allo stadio ed è legata alla malavita, ma sono personaggi estranei alla curva e alla nostra organizzazione. Non ci sono interessi. Il tifoso ultras, per di più, è continuamente nell'occhio del ciclone, quindi è inconcepibile affiancare l'immagine dell'ultras alla malavita.
Quali sono i rapporti tra società e tifosi?
Bisogna avere sempre una buona comunicazione tra le parti. Questa è la mia opinione.
Quali speranze e aspettative vedi per il futuro?
Spero che lo stadio ritorni alla situazione di folklore. Ora è triste: non vedi più colore, le coreografie, le cose organizzate da noi tifosi... se c'è tutto questo, si gode anche prima della partita.