Passione senza confini
Ironico, eclettico, brillante: Enzo Iacchetti, tifoso d'eccellenza, con una storia colorata di nerazzurro, piena di curiosità e aneddoti. Un personaggio di valore, che ama andare in controtendenza e odia l'esasperazione. Entra nelle nostre case ormai da anni, tutti pensiamo di conoscerlo, ma...
Chi è Enzo Iacchetti?
Un artista tranquillo, "arrivato", che sceglie cosa più gli piace. Dice più no che sì, per la scarsa qualità delle cose da affrontare. Ora probabilmente non sarei in tv, se non fosse per Striscia. In realtà nasco dal teatro, e mi sono dato alla tv.
Sei poliedrico...
Provo a fare anche cinema, anche se mi interessa più come regista che come attore. Recitare al cinema non è un granchè, perché è un meccanismo freddo e rigido, che un attore di teatro stenta a digerire. Ho fatto un cortometraggio, Pazza di te, che affronta i temi seri delle difficoltà, sorprendendo un po' tutti, perché pensano che Enzo sia solo leggerezza. Sono stato anche il protagonista di The Producer, ma è difficile spostare l'ottica abituale del pubblico. Questa è la mia lotta.
Sei un tifoso nerazzurro doc. Come nasce la tua passione per l'Inter?
Sono nato in una famiglia juventina. E siccome sono sempre stato contro ogni cosa, ho pensato alla squadra che più avrebbe dato fastidio agli juventini. Così, per dispetto a genitori e fratelli... sono diventato interista! Subito dopo, negli anni '60, ho avuto la fortuna di schiacciare la famiglia con vittorie estreme. Poi la passione è diventata fede, e sono rimasto interista.
Hai qualche aneddoto da raccontare del tuo passato nerazzurro?
Quando ero bambino, in pochi avevano il televisore, così per vedere l'Inter noi ragazzini facevamo l'autostop per andare fino in Svizzera, perché lì c'era una tv in ogni bar. Lì ho visto tutte le partite dell'Inter: la Coppa dei Campioni.
Davvero una passione senza confini!
Sì, e la cosa più bella è che a distanza di quarant'anni conosco tutti i miei idoli, perché ora sono loro miei fans!
La partita memorabile?
La finale Inter-Indipendiente, aveva segnato Corso. L'ho visto proprio l'altra sera ad un raduno Inter Club e ho parlato con lui di quanto mi ricordavo da ragazzino, come quella finale. Gol di un giocatore così rimangono per sempre una magia.
Che rapporto hai con il presidente Moratti?
Ci incontriamo spesso, perché siamo due solitari. Frequentiamo lo stesso ristorante e ci siamo anche incontrati al concerto di Vecchioni. Sono il socio numero 1640 dell'Inter Club Vecchioni!
Vai allo stadio?
Allo stadio non andavo più per "dispetto" alla società, perché nonostante fossi il testimonial della squadra a Striscia (contro il gobbo Greggio!), la società non mi aveva mai interpellato per presenza, pubblicità o immagine! Ho pensato di non piacere, così andavo alla stadio in via privata.
Quindi assenza per... motivi personali?
No, non solo. È poi accaduto il fatto della Lambretta, ho avuto paura e non sono più andato allo stadio con mio figlio. La violenza non è da mischiare con lo sport. Ma ora le cose si sono chetate, i nerazzurri sono più tranquilli... e mi è arrivata la tessera dalla società! Il destino ha voluto che tornassi allo stadio.
E come vivi lo stadio?
Andarci, per me, ha il significato di relax, di passare un paio d'ore diverse, di godersi uno spettacolo, come andare al cinema o al teatro. Bisognerebbe andare allo stadio senza pensare o vivere atti di violenza.
Cosa pensi degli episodi disastrosi di violenza negli stadi? A cosa sono dovuti?
La violenza si verifica negli stadi perché sono posti dove è facile metterla in atto. Non credo si tratti di tifosi, quanto piuttosto di delinquenti. E si possono trovare in ogni luogo. I tifosi inglesi sono molto più violenti dei nostri, ma non sono così allo stadio. Perché non hanno gli spazi. In Italia invece sì. In una società civile non dovremmo neanche stare qui a parlarne, ma se vediamo persino morire della gente, sospendiamo il calcio! Perché è tutto irrazionale, dagli stipendi ai prezzi dei biglietti ai diritti tv... è un business incontrollabile. È logico che si crei il marcio attorno.
Credi siano efficaci i provvedimenti adottati per arginare il problema?
I rimedi di oggi sono solo paliativi. Le società e la Digos conoscono i veri responsabili, secondo me. Ma non abbiamo leggi che possano davvero arginare i colpevoli. Bisogna ripartire da capo, dal calcio degli oratori. E quando si vede una partita... deve finire lì, con il divertimento della gara.
In Italia, purtroppo, non è sempre così.
Dove il calcio è realmente passione, come in Brasile (dove i ragazzi hanno anche strutture fatiscenti), non ci sono tifosi che ammazzano. Esiste solo da noi, perché c'è l'esasperazione in tutto. Siamo un popolo esasperato.
Anche tu hai avuto a che fare in prima persona col calcio, con la Nazionale Artisti TV...
Sì ma... non sono capace a giocare! Mi hanno invitato e ho accettato, per divertirci. Lo spirito era questo, dovevamo fare due risate tutti insieme. Poi... sono entrato in campo, mi hanno passato la palla e mi hanno quasi rotto lo stinco! Allora ho preso le mie gambette malconce e ho salutato tutti.
Un messaggio ai nostri lettori?
Chi legge FreeFootball ora faccia un sorriso: Enzino vuol bene a tutti: interisti, milanisti, tutti. Anche a quelli del Torino!