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Con Bertoli arriva la Serie A

Logo-Udinese-calcioGLI ANNI TRENTA
Il torneo cadetto 1930-31 si è rivelato più difficile del previsto, anche per i problemi finanziari cui si dibatteva la società. La squadra riuscì a salvarsi dopo uno spareggio (stravinto) con la Lucchese con cui aveva concluso il cammino al terzultimo posto, con 27 punti. Lo spareggio fu disputato a Bologna e l'Udinese vinse per 7 a 0. La retrocessione in prima divisione, comunque, fu rimandata di un anno, quando i bianconeri disputarono un campionato in sordina concludendolo al terzultimo posto con 25 punti, a cinque lunghezze dalla zona-salvezza.

Dopo un torneo senza infamia e senza lode (1932-33) l'Udinese l'anno successivo sfiorò la promozione in B pur priva del bomber D'Odorico ceduto nel frattempo al Padova. I bianconeri, dopo un cammino molto autoritario, caratterizzato da venti gare esenti da sconfitte, concludono alla pari del Pisa per cui si rende necessario l'ennesimo spareggio. Alla vigilia della sfida con i toscani, si verifica un fatto clamoroso, il presidente Lao Menazzi Moretti, in seguito alle polemiche sorte per non essersi opposto alla scelta della sede dello spareggio (Milano prima, Roma poi), rassegna le dimissioni. Nella capitale il Pisa vince per 3 a 1 ed è promosso nella cadetteria.

Nel torneo 1934-35 l'Udinese sfiora ancora la promozione in B: vince il suo girone di prima divisione con 39 punti, segnando qualcosa come 62 reti, incassandone soltanto 18, ma nel momento della verità, ovvero lo spareggio a quattro con Reggiana, Siena e Sanremese, la squadra bianconera, che ha il potenziale migliore, deve fare i conti con la cattiva sorte e i suoi sogni di gloria si infrangono per l'ennesima volta. La stagione 1935-36 segna la composizione della serie C, di conseguenza il torneo di prima divisione diminuiva di importanza e di grado. L'Udinese fa parte della serie C e il suo comportamento è più che onorevole, si piazza al terzo posto con 39 punti, dietro Vicenza 40 e Venezia 42. Un anno dopo, però, i bianconeri soffrono le pene dell'inferno, rischiano la clamorosa retrocessione che fu evitata soltanto con il successo a spese del fanalino di coda Fortitudo, nel finale del torneo.

Nel 1938-39 l'Udinese fa l'auspicato salto di qualità. Il presidente Enea Caine e l'allenatore Luigi Miconi costruiscono una squadra equilibrata, forte in ogni settore. I friulani concludono il girone A della serie C in testa con 41 punti, precedendo di quattro lunghezze il Treviso. Per accedere alla B si rendono necessari i "soliti" spareggi. Gli avversari si chiamano Brescia, Reggiana e Savona. La promozione viene conquistata nell'ultimo impegno, la trasferta di Savona in cui basta il pareggio. Alla fine sarà 0 a 0. La classifica degli spareggi vede in testa Brescia con 8 punti, Udinese con 7 (entrambe promosse), Reggiana 5, Savona 4. Questa la formazione della squadra bianconera: Gremese (Tonello), Ciroi, Venier (Forniz), Dianti, Gallo, Serri (Miani), Bertoli, Faini, Zorzi, (Ferigo), Tabanelli, Sdraulig ((Marini). Allenatore: Miconi.

Con la promozione in B ritornano a Udine il centravanti D'Odorico, da Torino e Spivach da Genova che danno impulso all'attacco bianconero assieme a Tabanelli. La squadra è affidata all'ungherese Payer, ma che non ottiene i risultati sperati per cui viene esonerato e sostituito da Miconi. Alla fine l'Udinese si piazza a metà classifica con 33 punti.

L'INIZIO DEGLI ANNI 'QUARANTA
Nel torneo 1940-41, la compagine friulana à guidata dal maestro livornese Pietro Piselli, che è ottimo ginnasta, pur avendo una gamba di legno. Il tecnico toscano si affida al "sistema inglese" quale modulo di gioco.

L'Udinese disputa altri due tornei di B, 1941-42, con Miconi ancora allenatore (arriva nona) e 1942-43, guidata per tre quarti del torneo da Molnar, quando si piazza al terzultimo posto con 26 punti. E' nuovamente serie C. L'errore societario è quello di aver sostituito troppo tardi l'allenatore Mornar con Gino Bellotto.

Va anche detto che l'Udinese pagò a caro prezzo le inevitabili cessioni di alcuni suoi "pezzi" pregiati, il centromediano Gallo, il terzino Zorzi e l'ala sinistra Del Medico ceduti al Milano (l'attuale Milan).
Intanto la guerra sconvolge anche il mondo calcistico. L' 8 settembre 1943, poi, c'è il caos, i calciatori ritornano a casa per cercare di evitare l'arruolamento del governo militare tedesco,la Federcalcio istituì numerosi gironi cosiddetti "locali", per evitare lunghe trasferte e l'Udinese fu inserita in quello giuliano della serie C. La squadra, allenata da Alfredo Foni, non si comportò in maniera esaltante, tutt'altro.

IL DOPOGUERRA

Dopo la sospensione dei campionati per gli eventi bellici, l'Udinese viene inserita in uno dei tre gironi (quello veneto-emiliano) del torneo di B-C cui partecipano 36 squadre. Tra i bianconeri debutta Sergio Manente, in seguito punto di forza della Juventus con cui disputò 231 incontri. Nella cadetteria i bianconeri rimasero sino al torneo 1947-48 quando il torneo fu ristrutturato in un unico campionato. L'Udinese, perciò, per non retrocedere di categoria, avrebbe dovuto classificarsi entro le prime sei e non, come successe, al decimo posto con 35 punti.

L'AVVENTO DI GIUSEPPE BERTOLI: ARRIVA LA SERIE A
All'inizio di quella stagione, c'è anche una svolta societaria: Guido Cappelletto rassegna le dimissioni da presidente e il suo posto viene preso dall'industriale Giuseppe Bertoli, contitolare delle omonime Officine di Paderno a Nord di Udine, che si accolla, anche, l'intero debito societario, quasi nove milioni di lire.

Bertoli è il personaggio della svolta del calcio bianconero, ha le idee chiare. Nella sua prima gestione, l'Udinese, che è affidata dapprima all'austriaco Hermann Schramseis, poi a Elio Loschi, arriva decima, come già detto. E' la C. Bertoli si rimbocca le maniche, chiama al capezzale dell'Udinese l'ex portiere Aldo Olivieri, campione del mondo nel 1938 a Parigi, costruisce una squadra equilibrata, evitando le spese pazze. I risultati non tardano a venire, l'Udinese ritorna prontamente in B, ma ha basi solide per tentare il gran salto in serie A. Bertoli acquista dalla Mestrina il trio d'attacco Perissnotto-Darin-Dalle Vacche, dal Torino arriva l'irlandese Solan. Altri acquisti sono il portiere Brandolin (Lazio), poi Berganmasco (Pro Gorizia), Farina (Chieti), Zorzi e Vicich (Sampdoria). Per Zorzi si tratta di un lieto ritorno nella squadra della sua terra che lo ha lanciato nel calcio che conta. Vengono confermati atleti di sicuro affidamento, primo fra tutti Severino Feruglio, un pezzo di storia bianconera, uno dei grandi artefici delle promozione dalla C alla A.

L'Udinese arriva seconda, con 60 punti, dietro il Napoli (61) e approda nell'Olimpo del calcio.

L'ossatura della squadra viene riconfermata, ma non c'è Aldo Olivieri, passato all'Inter; il suo successore è Guido Testolina, allenatore notoriamente difensivista. La squadra viene ritoccata, ma non rivoluzionata. Parte Sloan, arriva un altro straniero, Soerensen, arrivano anche Acconcia (Fiorentina), Marchi (Bologna), Rinaldi e Toppan (Milan), Forlani (Reggiana), Paulinich (Cremonese). Il cammino dell'Udinese è baldanzoso, alla fine i bianconeri sono noni su venti concorrenti.

L'anno successivo le difficoltà per la compagine udinese aumentano, anche perché le retrocessioni da due passano a tre. Ma la società lavora bene sul mercato, azzecca acquisti importanti, su tutti Giancarlo Bacci, eclettica mezzala avanzata che viene prelevato dalla Roma; altro acquisto indovinato è quello di Amos Mariani dall'Atalanta, un'ala destra frizzante che si merita anche un posto nella nazionale olimpica. Altri nuovi sono Ercole Castaldo (proveniente dalla Salernitana), Silvano Moro (Pro Gorizia), Ploegher (Juventus), Toso (Internazionale). Alla fine è undicesimo posto, onorevolissimo, ma strada facendo l'Udinese si è ritrovata senza carburante, dopo il 2 a 7 casalingo con la Juventus, Bertoli esonera Testolina e affida la squadra al capitano Severino Feruglio che salva capra e cavoli.

 

 

 


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