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Uomini prima che campioni

balotelli-papa-bergoglio"Sarà un po' difficile per me fare il tifo, ma per fortuna è un'amichevole... e che sia veramente così, mi raccomando!". Papa Francesco rinuncia a fare preferenze tra Italia e Argentina in vista dell'amichevole in suo onore che si è disputata il 14 agosto all'Olimpico di Roma.

Ma affida ai calciatori delle due Nazionali il suo mandato a essere "uomini prima che campioni", a mantenere uno spirito da "dilettanti" che allontani la "violenza" e la "discriminazione" dagli stadi, a dare alle giovani generazioni un esempio di "lealtà, rispetto e altruismo".

E li invita anche a pregare per la sua "partita", perché sia "onesta e coraggiosa". Il calcio "è un dono di Dio", dice Bergoglio ai campioni di Italia e Argentina, e "approfittatene per fare il bene". Nella Sala Clementina il clima è di grande festa. E il "tifo" è tutto per il Papa, a sua volta grande appassionato di calcio: tanto che tra i ricordi che gli vengono consegnati c'è anche la tessera di socio del San Lorenzo, la squadra di cui è un fedelissimo e di cui continua a pagare l'abbonamento.

Divi degli stadi come Messi, Buffon, Balotelli, Pirlo, Lavezzi, pendono dalle sue labbra quando parla della loro "responsabilità sociale". Per Bergoglio, la "dimensione professionale" dello sport "non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere 'amateur', 'dilettante'".

"Uno sportivo, pur essendo professionista - sottolinea -, quando coltiva questa dimensione di 'dilettante', fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza". È qui che "prima di essere campioni, siete uomini", quindi "portatori di umanità", sia nello sport sia nella vita. Il Papa incoraggia anche i dirigenti affinché, anche se lo sport "è diventato un grande business", esso "non perda il carattere sportivo".

Ed è proprio coltivando l'atteggiamento di "dilettanti" che si "elimina definitivamente il pericolo della discriminazione", "sparisce la violenza" e "tornano a vedersi le famiglie sugli spalti". Parlando poi in spagnolo, il Papa ricorda di quando da bambino andava allo stadio, al "Gasometro", e il gol di Pontoni che diede lo scudetto al San Lorenzo nel 1946 (gli è stata poi regalata la foto).

"Vi chiedo di vivere lo sport come dono di Dio", dice ancora ai calciatori sottolineando il loro essere "un esempio", "un punto di riferimento". "Siete un modello, nel bene e nel male": un fatto di cui essere "coscienti", per essere "artefici dell'intesa e della pace sociale, di cui tanto abbiamo bisogno". Portando avanti la vocazione più "nobile" dello sport.

"Per favore - conclude -, vi chiedo che preghiate per me, perchè anch'io, nel 'campo' in cui Dio mi ha posto, possa giocare una partita onesta e coraggiosa per il bene di tutti noi". Al termine saluta uno per uno tutti i calciatori: gli italiani che gli si avvicinano ordinatamente, gli argentini che gli si accalcano intorno facendo capannello. "In Vaticano mi dicono che sono indisciplinato, ma adesso capite da che popolo vengo", scherza Bergoglio con la sua consueta spontaneità e la capacitò innata di mettere tutti a proprio agio.

Ed è proprio con quei rimproveri di essere "indisciplinato" che spiega a Prandelli il suo non poter andare allo stadio domani sera, come molti attendevano. "Lui mi ha anticipato - spiega il ct -: ha detto che riceve tanti inviti". Innumerevoli i regali: magliette, anche di squadre amatoriali, scarpini, palloni. Un ulivo dell'amicizia, come quello che Bergoglio piantò in Plaza de Mayo, è stato piantato simbolicamente all'Olimpico e poi portato ai Giardini vaticani.

La Federcalcio argentina dona al Pontefice un quadro ufficiale che ricorda questa giornata. E al presidente Julio Grondona, che gli ricorda di aver studiato dai Gesuiti, Bergoglio risponde: "allora abbiamo la stessa malattia". Balotelli - che come Messi per infortunio non ha giocato - strappa al Papa un momento a tu per tu: all'uscita dalla Sala Clementina lo segue e rimane con lui per alcuni minuti di colloquio, non volendo poi rivelarne il contenuto ma mostrandosi estremamente commosso.

"Cristo illumini il suo cammino a favore dei bambini, dei più vulnerabili e di quanti soffrono", è il messaggio consegnato al Papa dal suo connazionale Lionel Messi, che però davanti al Papa resta senza parole: "Non sono riuscito a dirgli nulla, c'erano troppe persone, ma una persona così farà bene al mondo". "Con un Papa così è più facile diventare migliori", commenta capitan Buffon.

"Lui ci indica la strada, ci scalda il cuore, ci scuote l'anima". Un'idea che oggi condividono, nel mondo, in molti. Lo dice lo stesso Prandelli, promotore dell'amichevole in onore del Papa: "c'era un clima speciale, mi sentivo nel luogo giusto, al fianco delle persone giuste".