I pallonari nel pallone
Circa un mese fa mentre iniziava la giostra del calciomercato, parlando con un amico gli esprimevo quanta faziosità esprimono i giornalisti italiani in questo periodo. Lui mi ha guardato con aria pensierosa e ha detto: «Sai cosa diceva in proposito mio nonno? Che i giornalisti sono quasi tutti dei pallonari»; dandomi ragione su quello che io gli avevo appena evidenziato. Credo molto a questo mio amico, anche perché lui vive il calcio in prima fila da più di 50 anni.
La stampa faziosa è capace di spacciare alcuni allenatori di media bravura come marziani. Un esempio: il nuovo allenatore dell'Inter Mazzarri. Per i giornalisti è l'inventore del calcio, ma forse dimenticano che ha avuto a disposizione per 4 anni una signora squadra come il Napoli e ha vinto solo una Coppa Italia. Addirittura "Il Corriere della Sera" del 7 giugno, con un articolo a firma di Andrea Monti (che leggo sempre e stimo molto), titolava "Sudore e sacrifici: Inter, la cura Mazzarri - Il neo allenatore e l'elogio della fatica".
Mi chiedo: ma gli altri allenatori cosa insegnano a propri giocatori? Forse ad andare al mare? O di recarsi tutte le notti a far tardi nei locali notturni? Credo che qualsiasi allenatore faccia di tutto per avere il massimo dai propri giocatori.
Altro esempio? L'allenatore della Juve Antonio Conte. Un tecnico senza alcun dubbio molto bravo, ma alcuni giornalisti, in particolare di quelli di Sky, lo hanno santificato se non addirittura paragonato a Gesù. Un atteggiamento che mi ha fatto pensare di rinunciare all'abbonamento con la pay-tv.
Ogni giorno i media raccontavano: Conte al Chelsea, Conte al Real Madrid, Conte al Manchester United, Conte il condottiero e via così, via col vento dei titoloni. Facciamo un bilancio della gestione del tecnico salentino: ha vinto due scudetti e una Supercoppa italiana, quando nel campionato italiano non è che giochino squadre come il Real, il Chelsea, il Manchester e il Barcellona.
Dove sono gli squadroni nella Serie A? Forse il Milan che per motivi di bilancio ha venduto i suoi migliori calciatori? L'Inter che dopo il paraculato santone Mou ha portato la squadra a essere cotta e stracotta? O l'Inter di quest'anno che in maniera imprudente è stata affidata a un giovane allenatore che il calcio non sa nemmeno dove sta di casa? E quali altri squadroni? La Roma, una società che non ha né capo e né coda, visto come è stata organizzata in questi ultimi anni? Nemmeno il Napoli, sia pur guidato dal Dio Mazzarri, ha saputo contrastare i bianconeri.
Quando Mancini vinceva in Italia coppe e scudetti erano cose senza valore; diventavano, a detta della stampa, coppette e "scudetti senza competitor". Sempre parlando col mio amico gli facevo notare che proprio Roberto Mancini, è un allenatore molto bravo, ma sottostimato, anzi viene addirittura penalizzato proprio dalla stampa.
Vorrei ricordare il lavoro svolto da Mancini all'Inter. È arrivato nel 2004 e il primo anno della sua gestione furono spesi 6 milioni di euro e incassati poco meno di 7; l'acquisto più oneroso fu quello di Burdisso. Nei suoi 4 anni di guida tecnica, tra cessioni e acquisti, la società di via Durini ha speso in totale 50,4 milioni di euro, una media di 12,6 annui.
Certo non è poco, ma se si calcolano le vittorie e le plusvalenze guadagnate grazie ai suggerimenti del tecnico (vedi Maicon, Maxwell e Julio Cesar a parametro zero), il bilancio finale è sicuramente positivo. Mancini disse sì ad alcune operazioni importanti: ha avallato la cessione di Martins per 16 milioni e ha anche fortissimamente voluto Ibrahimovic, costato 24 milioni, ma poi rivenduto a circa 70. Il tecnico jesino quando compra e investe si muove sempre con uno sguardo rivolto al futuro. A questo si aggiunga che il suo bilancio sportivo è stato largamente positivo. In quattro anni ha arricchito il palmarès dell'Inter con due Supercoppe italiane, due Coppe Italia e tre scudetti.
Ricordo inoltre che anche allenando il City, Mancini veniva criticato come se avesse la squadra più forte del mondo. Sottolineo a qualche distratto che quando il tecnico italiano è arrivato al City, la stessa società non aveva né capo né coda: sapeva solo spendere e spandere senza risultati sul campo, come succedeva all'Inter prima del suo arrivo. Mancini in tre anni ha vinto una FA Cup, trofeo arrivato dopo 35 anni di digiuno; il secondo anno vince la Premiere League e vince anche la Community Shield, battendo in finale il Chelsea. In questi tre anni ha portato la squadra sempre in qualificazione Champions.
Certo non ha fatto bene in Europa, ma la Champions, si sa, è un terno al lotto: per due anni consecutivi il City ha avuto due gironi di ferro. Quest'anno, fra le squadre che lo hanno eliminato dagli ottavi, una è arrivata in semifinale e si chiama Real, l'altra ha giocato la finale di Champions e si chiama Borussia Dortmund. Sinceramente non credo che il City fosse la squadra più forte d'Inghilterra. Come calciatori, sia lo United, sia il Chelsea ma anche lo stesso Arsenal, erano più forti della squadra guidata da Mancini.
Lo dimostra la classifica dei migliori calciatori del campionato inglese per il 2013: il City ha avuto un solo classificato, il terzino destro Zabaleta. Vedremo il prossimo anno, con il nuovo allenatore, dove arriverà il City. Quello che ci meraviglia in questo periodo è che quasi tutta la stampa si sia dimenticata di Mancini, come se avesse fallito al Manchester City, mentre secondo noi il suo lavoro nella squadra inglese è stato un successo. Se per puro caso Roberto Mancini avesse allenato in questi ultimi tre anni il Real Madrid, con i risultati che ha avuto il grande Mou, la stampa italiana avrebbe proposto la condanna all'ergastolo per il tecnico jesino.
I nostri signori giornalisti faziosi, quasi si sono nascosti nel parlare del fallimento del signor Mou al Real, qualche parolina qua e là, niente di più. Con uno squadrone che nel mondo non ha eguali se n'è dovuto andare come un cane bastonato, addirittura è stato più onesto lui ammettendo di aver fallito.
Mentre la stampa italiana quasi si vergognava di dire qualcosa sul grande santone. Allora vorrei ricordare la storia del signor Mou, anche perché quando allenava l'Inter ci è mancato poco che la stampa italiana non lo proponesse al soglio di Papa Re. Nella sua passata esperienza al Chelsea, il tanto celebrato tecnico portoghese ha fatto spendere al magnate russo Roman Abramovich, la cifra monstre di 578 milioni di sterline, pari cioè a 770 milioni di euro, qualcosa come 11 mila 334 euro ogni 60 secondi. Solo nel 2005 Abramovich ha speso 168 milioni di euro e nel 2006 i soldi spesi erano 112 milioni. Josè Mourinho è arrivato al Chelsea nell'agosto del 2004 e ha concluso la sua esperienza con il team londinese a fine settembre 2007, per aperti contrasti con la proprietà e la dirigenza del club londinese.
In quel periodo il Chelsea navigava a metà classifica.
L'allenatore in seconda Grant, cha sostituì Mou dopo la sua cacciata, ha portato la squadra a risultati migliori sia in campionato che in Champions. In Inghilterra, l'allenatore portoghese in quei tre anni ha vinto scudetti e coppe inglesi, con un fiume di denaro e con fior fior di campioni acquistati in ogni parte del mondo. Ma di risultati in Europa non se ne sono visti.
La Champions League nella bacheca del Chelsea con il grande Mou non arrivò mai. È arrivata di recente con Roberto di Matteo, un allenatore italiano che faceva anche lui il secondo. Voglio raccontare un altro particolare, visto che spesso si associa Mancini ai suoi cattivi rapporti con i suoi calciatori, come se gli altri allenatori vivessero tutti di rose e fiori. Non dobbiamo dimenticare neanche il caso di Andriy Shevchenko. Era considerato il miglior giocatore d'Europa, osannato dalla critica e dal pubblico. Fu comprato con un investimento di ben 45 milioni di euro. Appena arrivato al Chelsea, Mourinho, che non lo voleva, lo boicottò in ogni modo impedendogli di esprimersi ai suoi abituali livelli. Per non parlare del caso Balotelli all'Inter e quello più clamoroso di Kakà e Casillas al Real Madrid e potremmo continuare all'infinito.
Camillo Pisano