Verona, storia d'amore e calcio
Da quando esiste il girone unico (1929) l'Hellas Verona è stata l'unica squadra di città non capoluogo di regione e una delle poche fuori dal calcio di vertice (insieme al Cagliari) a vincere un campionato di massima serie, nella stagione 1984/85. Gli anni Ottanta furono il periodo di maggiori soddisfazioni sportive per il club, che arrivò anche tre volte alla finale di Coppa Italia, disputando inoltre diverse partite nelle coppe europee (con una partecipazione alla Coppa dei Campioni e due alla Coppa UEFA).
I gialloblù hanno partecipato a 24 campionati di Serie A. 51 di Serie B e 6 di Lega Pro; la compagine scaligera è inoltre la seconda (alle spalle del Brescia) con più presenze nel campionato cadetto, torneo che si è aggiudicata in tre occasioni. Questi risultati, notevoli per una formazione di provincia, hanno dato vita ad un legame fortissimo tra la tifoseria e la squadra.
I colori sociale dell'Hellas, giallo e blu, richiamano quelli dello stemma della città di Verona. Soprannomi della squadra sono i Mastini e gli Scaligeri con riferimento alla famiglia della Scala, che governò la città durante il tredicesimo e il quattordicesimo secolo; lo stemma araldico degli Scaligeri è richiamato sulla tenuta di gioco e sul marchio societario come un'immagine stilizzata di due possenti mastini rivolti in direzioni opposte. I tifosi dei gruppi più accesi sono invece chiamati i Butei (ovvero "i ragazzi" in dialetto veronese).
Storia
Nell'ottobre 1903 un gruppo di studenti del liceo classico Scipione Maffei fondò un club e lo battezzò Associazione Calcio Hellas (per ricordare l'antica Ellade, ovvero l'odierna Grecia) su proposta del professor Decio Corubolo, per l'appunto insegnante di greco; primo presidente venne eletto il conte Fratta Pasini, con un fondo pari a 32 lire. Colori sociali giallo e blu, come nel gonfalone della città.
In questo periodo il calcio si giocava a livello professionale solo in Piemonte, Lombardia e Liguria (non a caso le prime società a vincere il titolo di campione d'Italia furono Genoa, Milan e Juventus), dove era più nutrita la presenza di cittadini britannici. Nei primi anni di vita l'attività del club fu episodica e frammentaria, perlopiù a carattere cittadino, mentre a partire dalla stagione sportiva 1906 l'Hellas iniziò a confrontarsi con altre squadre della regione Veneto, dando origine a una rivalità col Vicenza tutt'ora molto sentita.
Nel 1911 la squadra iniziò a partecipare al campionato regionale, che fino al 1921 era la fase di qualificazione per le finali nazionali. Ottenne diversi secondi posti nel girone Veneto-Emiliano, ma non giunse mai alla finalissima contro i vincitori del girone nazionale. Nel 1919, dopo la Prima guerra mondiale, l'Hellas assunse la denominazione Football Club Hellas Verona accogliendo, per fusione, la società minore denominata Verona.
Dal 1921 al 1929 il Campionato di Prima Divisione si componeva delle migliori squadre dei vari gruppi regionali, fra cui anche la formazione veronese che riuscì più volte ad arrivare al girone finale, senza però ottenere grandi risultati; in questi anni particolarmente sentita fu la rivalità cittadina tra l'Hellas Verona e la Bentegodi.
Dalla prima stagione in B alla prima in massima serieL'Hellas Verona in una fotografia d'epoca
All'avvio della Serie A a girone unico, nel 1929, l'Hellas incorporò per fusione due rivali veronesi, Bentegodi e Scaligera, assumendo la denominazione A.C. Verona e partendo dal campionato di Serie B: il brutto piazzamento (12º posto) ottenuto l'anno precedente nella Divisione Nazionale impedì al club di iscriversi alla Serie A. Al suo debutto nel campionato cadetto (1929-1930) chiuse con un incoraggiante sesto posto, con 7 punti di distacco dal Legnano promosso nella massima serie. Sarebbero occorsi quasi tre decenni (28 anni) per conquistare la promozione, con una serie di alti e bassi che portarono il Verona ad alternare annate molto positive ad altre scoraggianti.
Mentre il mondo era impegnato nel secondo conflitto mondiale il Verona affrontò uno dei suoi peggiori momenti storici, retrocedendo in Serie C nel 1941 dopo aver subito una dura sconfitta a Modena (6-1). Fu un evento inaspettato, dato che solo due anni prima la squadra scaligera aveva sfiorato la promozione arrivando quinta a soli 3 punti di distacco dal Venezia promosso in A.
Tuttavia alcuni segnali negativi si erano intravisti nell'annata di transizione fra la sfiorata promozione e la retrocessione, con i gialloblu che si erano salvati a fatica.
In ogni caso il Verona riuscì a risalire abbastanza in fretta, nel giro di sole due stagioni (1943). L'impresa non fu facile: in quell'epoca la Serie C si componeva di un'unica categoria e non esisteva la C-2, al di sotto vi era già la serie D. C'era quindi un enorme agglomerato di squadre, divise in ben 12 gironi di diverse dimensioni, molte delle quali fallivano o si ritiravano dal campionato prima della sua conclusione. Le 12 squadre vincitrici dei rispettivi gironi (tra cui anche il Verona, quell'anno) si affrontavano in due gironi finali di 6 squadre ciascuno.
Le prime due classificate di ciascun girone finale venivano infine promosse in serie B. L'Hellas quell'anno arrivò secondo dietro la Pro Gorizia, a pari punti con il Parma: nello spareggio, sul campo neutro di Brescia, l'Hellas venne sconfitto 2-0 ma la condanna per illecito sportivo degli emiliani (retrocessi a tavolino al sesto ed ultimo posto del girone finale) permise ai gialloblu di festeggiare il ritorno in cadetteria.